L’ha regalata Carlo Lucarelli l’immagine più bella del ricordo di Natale De Grazia, il capitano di fregata reggino morto nella notte tra il 12 e il 13 dicembre del 1995 in circostanze misteriose, mentre indagava sul traffico illecito di rifiuti tossici e sulle cosiddette “navi dei veleni”.
Il noto scrittore e giornalista, che si è occupato a lungo di questo ennesimo mistero italiano, ha aperto con una certa commozione il suo intervento al webinar “Il Capitano umano”, organizzato venerdì scorso a 25 anni dalla morte, da Legambiente Onlus, Circolo Legambiente “Città dello Stretto”, Libera, La via libera: “Da ora in poi ci sarà una nuova nave militare degli Angeli del Mare che porterà il suo nome, una nave adibita solo alla ricerca e al soccorso in mare -facendo riferimento alla motovedetta di ultimissima generazione che la Guardia costiera gli ha intitolato in questa ricorrenza-. Chi sarà in pericolo troverà questo nome ad accoglierlo, e idealmente sarà la mano di Natale De Grazia ad aiutare e salvare la gente disperata in mare. Non c’era modo migliore per ricordare questo personaggio bellissimo, meraviglioso”.
E Natale De Grazia lo era veramente, bellissimo, meraviglioso. Un uomo onesto, intelligente, preparato, che amava soprattutto il mare e il suo lavoro, e da militare della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria si è battuto per proteggerlo, in un periodo in cui una coscienza ecologica rivolta all’ambiente marino non era di certo scontata. “Sempre al nostro fianco nelle battaglie su questi temi”, ricorda Nuccio Barillà, storico dirigente di Legambiente e amico di De Grazia, nello stesso incontro: “Si distingueva per rigore e gentilezza. Il suo senso del dovere unito alla sua competenza, la sua capacità di visione e di organizzazione, e il suo acume investigativo lo avevano reso l’uomo della provvidenza del pool”. Il pool è quello guidato dal magistrato Francesco Neri che aveva aperto l’indagine proprio a partire da un esposto dell’associazione ambientalista reggina, spalancando una storia intricata e terribile che metteva insieme navi affondate, rifiuti tossici, criminalità organizzata, relazioni internazionali e servizi segreti. Neri e i suoi avevano già denunciato più volte episodi di depistaggi, pedinamenti e impedimenti incontrati durante le attività investigative.
De Grazia morì quella notte di dicembre di 25 anni fa, dopo una cena consumata durante un viaggio notturno in macchina da Reggio a La Spezia, nella sua valigetta portava importanti deleghe d’indagine. Aveva 39 anni, si parlò di malore, di colpo al cuore, secondo la prima autopsia, rivelatasi parziale e superficiale. Ne seguirono altre, e solo nel 2012 la Commissione parlamentare d’inchiesta sul traffico illecito di rifiuti ha indicato l’avvelenamento come causa della morte.
Ad oggi non ci sono colpevoli, nessuno ha stabilito la verità su questo caso e l’inchiesta sulle navi dei veleni è proseguita tra mille difficoltà, interruzioni, riprese, e disperdendosi in mille rivoli. Nel 2009 tutto è ritornato a galla, con il ritrovamento del relitto di Cetraro e le rivelazioni del pentito Francesco Fonti. Una giostra turbinosa di indagini, smentite, dubbi, ombre (ricostruiti in maniera formidabile nel libro-inchiesta “Avvelenati”, di Giuseppe Baldessarro e Manuela Iatì, 2010, Città del Sole Edizioni), cadute nuovamente nel vuoto e nell’oblio. Nel 2018 un altro importante libro riapre la questione, con un’altra inquietante ipotesi: nel volume “Plutonio” (Città del Sole Edizioni, 2018) Monica Mistretta e Carlo Sarzana di Sant’Ippolito introducono un altro elemento: le navi “a perdere” non trasportavano solo rifiuti tossici, ma anche materiale nucleare per costruire armi, e in questo traffico vi erano coinvolti paesi Nato. E De Grazia lo aveva scoperto.
Notizia di poche ore fa è che la Procura di Catanzaro ha riaperto le indagini sulla morte del capitano. A 25 anni dalla morte ancora si chiede a gran voce verità e giustizia. L’ha chiesta Don Luigi Ciotti, intervenuto nell’incontro on line: il fondatore di Libera ha ricordato che egli è tra le vittime innocenti della criminalità che l’Associazione ricorda ogni 21 marzo per la Giornata della Memoria. “Natale è morto perché cercava la verità. E questa verità la dobbiamo alla sua famiglia e a tutti noi”. La chiedono la moglie e i due figli. La chiedono a gran voce gli amici di Legambiente che hanno voluto ricordarlo in maniera speciale, insieme a tante altre associazioni, persone e istituzioni, nel corso di un lungo anno.
Nel dicembre del 2019 è infatti partito “Ecotour. Percorso di legalità e giustizia in memoria del Capitano Natale De Grazia”, che ha coinvolto luoghi e associazioni diverse in tutta Italia. Passando per due tradizionali appuntamenti reggini, la Corrireggio 2020 in versione “fantastica” e la Traversata dello Stretto, una lunga serie di eventi, svoltisi anche on line per i noti motivi legati all’emergenza sanitaria, è stata legata dal filo rosso della memoria.
Il tour si è concluso proprio dove ha avuto inizio: presso il Circolo Arci “Samarcanda” di Reggio Calabria, dove era partito con la “stecca e la biglia”: i simboli del bene confiscato al “re dei videopoker” Gioacchino Campolo, affidato alla comunità come sede cittadina dell’Arci, e che hanno viaggiato in ricordo di De Grazia come segno del ripristino della legalità. Nei giorni scorsi sono stati riconsegnati in forma privata, e in questa occasione è stato donato al Circolo “Samarcanda”, da parte di Legambiente Reggio Calabria, il ritratto del Capitano De Grazia, tributo dell’artista reggino Filippo Toscano, che ora rimarrà in questo luogo simbolico per la città.
Da ricordare anche il bel cortometraggio di educazione ambientale in sua memoria di MagmAnimation, con le illustrazioni del disegnatore reggino Pietro Adorato, e trasmesso durante il webinar.
A concludere le iniziative, la presentazione ufficiale del Rapporto Ecomafie 2020, dedicato proprio a Natale De Grazia e a Mimmo Beneventano, politico campano ucciso dalla camorra, che contiene anche un corposo e approfondito intervento sul militare reggino e sulle sue indagini al momento della morte, e la messa in opera del Seabin-Cestino del mare, in collaborazione con la Città Metropolitana di Reggio Calabria: il dispositivo che raccoglie i rifiuti del mare sarà collocato domani presso il porto della città e intitolato con apposita targa al Capitano De Grazia.
“Tenax pro maris salute”, il motto scelto per la nave intitolata al “Capitano umano”: “Ho lottato con tenacia per l’ambiente marino”. Con altrettanta tenacia si dovrà lottare per la verità e la giustizia per la sua e per le tante altre storie, che giacciono sepolte nei fondali abissali dei misteri italiani.