Sono stato nei giorni scorsi al Salone del libro di Torino, mancavo dalla principale kermesse editoriale italiana dal 2016. La prima impressione appena arrivato al Lingotto è stata quella di sentirmi a casa; per tanti anni ho presenziato a questa manifestazione e quei luoghi mi sono familiari.
Cercando il padiglione Oval (un bellissimo e moderno palazzetto dello sport, dove nel 2006 si sono tenute le gare olimpiche di pattinaggio sul ghiaccio), in cui era ubicato lo stand della Regione Calabria, ho potuto notare che gli enormi spazi espositivi del vecchio Lingotto erano tutti pieni e che nell’Oval c’era il meglio dell’editoria italiana.
Il popolo che ha affollato gli stand del Salone del libro a Torino – mi piace pensare – appartiene alla parte più bella della nostra nazione, un’altra Italia, quella di chi legge, scrive, si informa, pone domande, cerca un cambiamento e vuole dare il suo contributo a trovare le migliori soluzioni ai problemi. Uomini e donne che ci mettono la faccia nella costruzione di un’Italia positiva e propositiva.
Il direttore del Salone, Nicola Lagioia, ha dichiarato alla stampa: «In questi giorni abbiamo tutti respirato un’aria di amicizia, di serenità, di condivisione, pur sapendo bene che nelle stesse ore c’è ancora la pandemia, la guerra, la crisi, la paura della povertà; molti stranieri presenti si sono meravigliati e hanno detto di non aver mai assistito a nulla del genere».
Anche io, come tutti, ho visto migliaia di bambini, ragazzi, giovanissimi e adulti, cercare negli stand quel libro particolare che può servire per capire di più sia l’oggi che l’appena ieri.
Un mio autore, Salvatore Francese di Arena, di 93 anni e mezzo, durante la presentazione del suo testo ha annunciato che ha già pronti altri due libri da pubblicare, se non è anche questo un piccolo miracolo...
Ritorno molto carico da Torino, sento di far parte di questo grande movimento di popolo che ama la lettura e la conoscenza; e poi i dati diffusi dai responsabili del Salone sono tutti da record: oltre 170 mila i visitatori paganti (il biglietto d’ingresso costava 12 euro), quasi mille editori presenti e duemila eventi organizzati. Ma tutta questa gente non costituisce il Partito italiano del libro perché chi ama questo mondo desidera non stare in nessun steccato e come ha detto il presidente della Scuola per librai, Achille Mauri: «I libri sono un piacere che non crea dipendenza, ma indipendenza».