Hai voglia a ricordare che è nato in Germania, a Hilden, dove ha vissuto fino a 15 anni, Fabio Macagnino è talmente incarnato nell’ecosistema calabrese, per l’esattezza Jonico, che si può permettere il lusso di stravolgere lo stereotipo della musica popolare senza, per questo, comprometterne l’anima. Io credo che Fabio, la sua verve contaminatrice l’abbia derivata dritta dritta dagli studi di architettura presso l’Università Mediterranea al fianco del grande urbanista Enrico Costa, docente visionario che amava posare lo sguardo sulle acque tranquille del Mare Nostrum cercando plastiche conferme alle parole di poeti e antichi scrittori, senza il timore di farsi travolgere dall'inaspettato prorompere di smisurati giganti e iperattivi nani, ma facendosi irretire da neghittose dee, potentissime maghe e affascinanti ninfe, come mai nessuno prima di lui.
Fabio, sognatore per nascita e teatrante per passione, è arrivato alla musica passando per gli studi umanistici nella facoltà di architettura e, rinunciando a un futuro incerto da professionista, preferisce passare il suo tempo tra concerti, viaggi, spiaggia e convivialità.
Pur bene integrato nella scena musicale popolare calabrese, Macagnino ha elaborato negli anni uno stile cantautorale tutto suo, distante dai dettami del folk classico e perciò lontano, sia nei testi che nella musica, dal localismo fine a sé stesso, ma proteso, piuttosto, al cosmopolitismo e ad una commistione della “calabresità” con la cultura mitteleuropea.
Il suo percorso cosmopolita è fatto di suoni che si insinuano nella cultura del riscatto di una terra, la Locride, che vuole affrancare dal ghetto la musica popolare per proiettarla su una scena internazionale, raccontando la Locride all’ Europa e l’Europa alla Locride con l’utilizzo sapiente e mai sornione del dialetto.
Il claim che accompagna l’uscita del videoclip “Fortuna” tratto dall’album “Sangu”, recita testualmente: “È un album sanguigno, a tratti animalesco e punk”.
Più che punk, io ritengo che si possa definire post-punk questo punto d’approdo, raggiunto avendo portato alle estreme conseguenze un percorso musicale, come un fiume che scorrendo si contamina con i detriti che trascina.
D’altra parte, il post-punk, è un termine ombrello che si riferisce a una vasta gamma di tipologie di musica rock emerse dal movimento punk degli anni Settanta, in cui gli artisti presero le distanze dalla semplicità e dal tradizionalismo del punk rock, per adottare soluzioni e sensibilità più tipicamente avanguardiste. Macagnino, sfuggendo alla deriva new-pop nella quale sono degenerati parecchi adepti di quel movimento e determinato a rompere con i cliché della musica popolare (o folk), ha sperimentato forme nuove e diverse prendendo ispirazione dalla musica nera e dal “tarumbò” di Pino Daniele, che era il frutto della mescolanza di tarantella e blues, assunti come emblema delle rispettive culture di appartenenza. La sua passione per il teatro ha dato un’ulteriore impronta di originalità alle sue performance, consentendogli di conquistare pubblico entusiasta in tutte le fasce d’età.
Questo nuovo album “Sangu”, Macagnino lo sta distillando digitalmente goccia a goccia ed oggi arriva questa magnifica “Fortuna” “da ascoltare, condividere sorridendo ed evocare”.
(Per vedere il video completo cliccare al link https://youtu.be/awg4vjMyDrI).
“Un video sul maschile e sul femminile, un brano sul dialogo con la propria fortuna, che diventa persona, che diventa donna”.
L’autore del video è Julien Macagnino, le riprese sono di Aldo Albanese, la voce femminile che si alterna a quella di Fabio è di Sonia Totaro. Il video, realizzato con sapiente tecnica narrativa digitale, coinvolge emotivamente il pubblico con lo scorrere in sovrimpressione di un tracciato elettroforetico che scandisce i tempi della musica e del linguaggio. In “Fortuna” il tema è malinconico e rappresenta il dialogo tra la fortuna e l’innamorato che ne invoca l’intervento per condizionare le sorti della sua sventurata storia d’amore.
L’album completo uscirà in versione fisica a settembre, come gli altri album è pubblicato dalla label calabrese Sveva Edizioni, fondata da Antonio Marino di professione attore e psichiatra. “L’etichetta si propone come volano per le produzioni della tradizione del Sud Italia ma con un occhio trasversale per le sonorità innovative”.
Fabio Macagnino è autore anche del libro “By the Jasmine Coast” pubblicato nel 2014 da Città del Sole edizioni, è un racconto di un viaggio fatto di musica, immagini e parole. Un Grand Tour raccontato con gli occhi distaccati di un quasi straniero. Ventuno testi di canzoni che, come tessere di un mosaico, disegnano lo scenario della Costa dei gelsomini. Ne viene fuori una visione personale della Locride, forse contraddittoria e affascinante.
Dalla prefazione del libro curata dall’altro suo professore alla Mediterranea Marcello Sestito, leggiamo: «Fabio Macagnino tenta una terza via, oltre il locale e il globale, tra il silenzio e la voce, e mi ricorda il masso sospeso, ma pronto al crollo, fermato da San Francesco prima del suo rovinare su Paola. Anche le parole sono pietre, lo sapeva Sciascia, ma anche la musica lo è, e trascina dentro sé, quando è autentica e viscerale, come il “Re del vento”, le armonie celesti e quelle terrene, o il canto triste dell’innamorato».