Reggio Calabria è una città strana. Una città capace di avvilire e di sorprendere. Perché tra strade che ormai sentono il peso del tempo, oltre che dell’incuria, tra piccoli palazzi Arlecchino e grandi strutture di cemento ed acciaio, che ci offrono uno sguardo su un passato ambizioso ma ora spento, spiccano piccole creature ataviche, elementi architettonici che sai che sono lì da sempre, anche se non sai da quanto. Un’antichità alla quale non facciamo più caso, ma che sono piccole memorie storiche di ciò che siamo stati, di ciò che la cultura reggina è stata, nonostante guerre, terremoti e calamità varie.
Una di queste straordinarie memorie sorge in quello che ora è un luogo che pur essendo così in vista, risulta nascosto, quasi trascurabile ed invisibile. Lì tra la fiumara “Calopinace” e la casa circondariale San Pietro, già “Panzera”, protetta da una anonima e piccola piazza, sorge una piccola Chiesa, la Chiesa di San Pietro. La sua vista è ormai schiava dell’abitudine ma da un punto di vista storico e culturale, rimane un grande patrimonio della città di Reggio Calabria, ad oggi non del tutto valorizzato. Un patrimonio che oggi abbiamo solo per volontà della Chiesa reggina. Infatti l’edificio, datato 1853 e sorto per volontà del prete Pietro Gagliardi, nel 1925 rischiò la demolizione quando il suolo e la casa vicina alla Chiesa furono espropriati al Barone Giuseppe Alampi Gagliardi di Monteleone – il quale spirò nel 1926, nel momento in cui venne abbattuto il primo albero della sua proprietà – in occasione della costruzione della moderna Casa Circondariale. Fu solo l’intervento della curia reggina, nel 1945, a salvare la Chiesa assumendone il diritto di patronato, poiché i discendenti della famiglia Alampi Gagliardi, nel fuggire dai bombardamenti alleati, non avevano avuto il modo di salvaguardare gli arredi sacri né la Chiesa stessa.
Ad oggi, l’edificio ha perso la gran parte dei suoi elementi d’arredo ma la sua struttura è certamente eco di un gusto artistico ricercato. Nella facciata esterna, la scritta sulla fascia della trabeazione, «SAC. PETRUS GAGLIARDI FUNDAVIT ET DOTAVIT», ricorda chi volle la costruzione della Chiesa, il sacerdote Pietro Gagliardi. La seconda, al di sopra del portale, «TU ES PETRUS A.D. 1853 P.G.», ricorda il Santo al quale la Chiesa è dedicata. Il prospetto principale è una bella testimonianza del neoclassico ed è composto da un corpo unico arricchito da due paraste con capitelli ionici. La finestra centrale, nel corpo centrale sopraelevato, è collegata alla parte sottostante attraverso un motivo geometrico a greche. Particolari e distintive la facciata della Chiesetta, sono le due piccole torri campanarie, che sono sormontate da guglie che sorreggono i simboli della tradizione cristiana di San Pietro: il gallo e le Chiavi.
Ma la parte più interessante, che ravviva la memoria della cultura artistica tardo-barocca in città, è il portale lapideo, che è caratterizzato dal tipico motivo a festoni che orna la trabeazione. Sopra di essa, il pregevole bassorilievo di San Pietro, collegato al portale da due raccordi.
L’interno, che si presenta a navata unica, termina con un’abside semicircolare, alla quale si accede attraverso un arco di trionfo che è sostenuto da due pilastri e che ospita un altare marmoreo.
La pavimentazione e la copertura in muratura sono frutto di un recente restauro realizzato tra il 1990 ed il 1993. Prima di questi interventi, v’erano tre altari ottocenteschi, di manifattura locale nel classico marmo policromo in uso in tanti edifici religiosi siciliani. Le pareti della navata erano invece scandite da una serie di affreschi geometrici.
Come detto, l’interno della Chiesetta è di fattura moderna, complici i numerosi interventi di restauro. Tuttavia, possono essere ammirati ancora degli elementi dell’originario arredo, tra i quali due motivi decorativi sui pilastri dell’abside, un’acquasantiera in pietra del XIX secolo, sulla controfacciata, ed una ringhiera in ferro battuto. Al di sotto del presbiterio, v’era invece un’antica cripta, oggi completamente murata.
Nonostante gli interventi di restauro che l’hanno modernizzata, la Chiesetta di San Pietro rappresenta un patrimonio storico della città di Reggio, nonché uno dei pochi edifici della città a sopravvivere alle nefaste e tragiche conseguenze del terremoto del 1908. È un luogo ove moderno ed antico si incontrano, un po’ una rappresentazione, su piccola scala, di ciò che è la Reggio dei giorni nostri.
Essa giace lì, in silenzio, persa tra il ferro dei confini della Casa Circondariale ed il ferro delle ringhiere dell’argine sinistro della Fiumara Calopinace. Come a voler rimanere nascosta, con fare rassicurante, a dirci che il fasto del passato è a portata di mano. Quando saremo pronti. Consci del passato ma con un occhio al futuro.