La notte della Befana, era, per me bambino, la notte della consolazione. Era l'ultima notte senza l'ansia della scuola, dei compiti delle vacanze, del diario redatto, Quest’ultimo, già da allora, con una penna stilografica a stantuffo.
Vizio dal quale non sono più guarito.
Nonostante fosse l'ultima notte di ansia attenuata, la notte della Befana durava poco. Già dalle prime luci dell'alba, che a Palizzi filtrava fredda dalle persiane verso il mare, uscivo dalle coperte e stendevo le braccia sotto il letto, nella speranza di trovare qualcosa per me.
La trovavo sempre, sul pavimento di mattonelle e pietra. Compresi, dopo i sette, otto anni, già lontano da Palizzi, che le mani andavano allungate sotto il letto non prima che i miei genitori si fossero alzati. Potevo dormire ancora un po’. Ma non lo facevo. Non ci riuscivo.
L’attesa di una cosa bella non è essa stessa una cosa bella?
La notte della Befana, ad un certo punto, all'improvviso, scomparve. Spesso non ci accorgiamo del momento di passaggio in cui le cose cambiano, si svestono di magia e prendono i contorni tristi della concretezza. Io però me ne resi conto, quando accadde. Ne sentii addosso il fiato della consapevolezza.
E allora avvenne un altro momento di consolazione e compensazione. Il sei gennaio, esattamente, usciva in edicola la nuova collezione delle figurine dei calciatori Panini. Quindi di buon mattino correvo, ben coperto, al chioschetto sul Viale delle Rimembranze a comprare qualche lira di "bustine".
Il giorno dopo si tornava a scuola, sempre sul Viale delle Rimembranze, nome molto più aderente adesso, verso sera.
Ma l'ansia del ritorno veniva compensata dagli scambi di calciatori che avrei fatto con i compagni. Erano calciatori poco noti. Rivera, Mazzola e Bettega o l’ormai mitico Pizzaballa, che ai bambini di adesso non dicono, forse, nulla, non spuntavano mai dalle “bustine” all'inizio della collezione.
Per loro avremmo atteso lo primavera. C’è sempre, come allora come adesso, una primavera da attendere.
Ma l'avrei capito dopo. Tutto si comprende dopo che passa. Esattamente come i miei genitori che erano la Befana, ma entravano in servizio alle prime luci dell'alba. Prima era inutile attenderli. Come era inutile attendere le figurine dei calciatori più importanti, appena iniziata la raccolta.
Le cose più significative non accadono mai quando l'ansia dell'attesa, crudelmente, detta i tempi. Ma accadono quando vogliono e devono.
Non so come finire questa storia, giusto per non deludere chi ha avuto la pazienza di leggere fino in fondo. E i fatti hanno tante chiavi di lettura.
Tocca al lettore dare la sua.
Allo scrivente l’eterno ruolo di farsi da parte e tornare a nascondersi tra i fogli, le pagine. Le parole.