Era il 1976 quando Pierangelo Bertoli cantava questa splendida canzone, un vero e proprio manifesto in musica dell’Ecologia. Avevo appena iniziato la mia collaborazione a Radio 101, a Reggio Calabria, con un’ora tre giorni la settimana interamente dedicata ai Cantautori Italiani; si trasmetteva da un seminterrato in via Possidonea, ognuno di noi arrivava con la sua bella busta piena di vinili, e via a diffondere la nostra musica con l’ausilio di due piatti e un mixer. Non credo che riuscissimo a coprire con il nostro segnale tutto il territorio urbano, paradossalmente vista la posizione della nostra città arrivavamo meglio in alcuni quartieri di Messina, ma andava bene lo stesso; eravamo una delle prime Radio Libere, che nascevano un po’ dappertutto in Italia dopo la liberalizzazione delle frequenze avvenuta proprio nel 1976, e ne andavamo orgogliosi. Cominciai così a conoscere e apprezzare Pierangelo Bertoli, un uomo davvero eccezionale che cantava solo quello in cui credeva, i suoi ideali: pace, libertà, giustizia, rispetto dei diritti dei lavoratori e delle classi più deboli e disagiate, tutela della natura e dell’ambiente, e fu tra i primi a cominciare a parlare di abbattimento delle Barriere Architettoniche. Più lo conoscevo e più scoprivo quanto avevamo in comune: gli ideali, la fede politica, la passione per la musica, ma anche ahimè qualcosa di decisamente meno gradevole: entrambi eravamo stati colpiti dalla Poliomielite. Lui più sfortunato di me, in carrozzina, io con tutori e stampelle; questo lo scoprii quando andai per la prima volta ad un suo concerto, nel 1981, perché a quei tempi i media non davano molto spazio ad artisti come lui. Nel 1980 intanto mi ero sposato, e con quella che è tuttora la mia compagna di una vita, avevamo scoperto di avere anche la passione per Pierangelo in comune; quindi, organizzavamo le nostre ferie estive per seguirlo nei concerti che faceva nelle mitiche Feste dell’Unità, dando la preferenza a quelle dei paesini più sperduti di Emilia, Toscana e Umbria. Momenti indimenticabili quando partivano le note di Rosso Colore, Non Vincono, Eppure Soffia, Racconta Una Storia D’amore, A Muso Duro, Certi Momenti... solo per citare le più coinvolgenti. Nel 1989 intanto Pierangelo accettava di essere protagonista di uno spot televisivo a sostegno della campagna per l’abbattimento delle barriere architettoniche; nel 2005 lo spot venne riproposto con la stessa scena, ma con “A Muso Duro” cantata da Rosario Fiorello come colonna sonora e alla fine il messaggio “Grazie anche a Pierangelo Bertoli certe barriere architettoniche non ci sono più”. Un riconoscimento doveroso ma purtroppo postumo, perché Pierangelo il 7 ottobre del 2002 ci aveva prematuramente lasciato, pochi giorni prima di compiere 60 anni.
Tornando a “Eppure Soffia”, possiamo soltanto constatare che nei 45 anni trascorsi da quando è stata scritta non abbiamo fatto grandi passi avanti: abbiamo continuato imperterriti a “Riempire l’acqua di schiuma e il cielo di fumi” ... anzi mi correggo, siamo riusciti a peggiorare la situazione, perché le acque dei nostri fiumi e dei nostri mari adesso sono piene anche di rifiuti di ogni genere, soprattutto plastica! Una civiltà che non sa come smaltire i rifiuti che produce, non si può definire evoluta: ma dico, ci rendiamo conto? Intelligenza Artificiale, auto che camminano da sole (e a breve anche voleranno), possiamo connetterci e comunicare con chiunque in qualsiasi parte del pianeta in pochi secondi e fare cose che solo 20 anni fa neanche ci sognavamo di poter fare, e non sappiamo cosa fare della nostra spazzatura! Che poi i rifiuti possono diventare una risorsa, se correttamente differenziati e riciclati, ormai lo sanno pure i muri da qualche decennio. C’è una enorme confusione, su tutto: troppi pareri discordanti su discariche, inceneritori, termovalorizzatori; bisognerebbe che di queste cose parlassero solo persone competenti e che si investisse molto di più per capire quale deve essere la strada da percorrere, evitando di estremizzare le proprie opinioni, come purtroppo fanno spesso anche alcune associazioni ambientaliste. Il termovalorizzatore è sicuramente da preferire all’inceneritore, ma non è prudente e consigliabile fare affidamento sui rifiuti come carburante; il problema va affrontato e risolto a monte, cioè riciclando il più possibile, riducendo così al minimo il rifiuto indifferenziato da conferire e trattare in discarica, e investire sulle energie rinnovabili (solare, eolico, onde, maree, calore geotermico). Occorre puntare con più decisione sull’Economia Circolare, facendo in modo già in fase di progettazione e realizzazione che prodotti e materiali rimangano appunto “in circolo” più a lungo, che siano più durevoli e con un minore consumo energetico, e favorire e incentivare comportamenti virtuosi, come riutilizzo e riciclo. David Suzuki, celebre ambientalista canadese, lo dice da anni in tre sole righe:
"Abbiamo opzioni migliori rispetto a discariche e inceneritori: ridurre la quantità di rifiuti che produciamo, poi deviare i materiali riutilizzabili, riciclabili e compostabili fuori dalla discarica. Bruciarli è semplicemente uno spreco"
Per non dire poi della degradazione del territorio e del suolo che ha causato un dissesto idrogeologico a cui sarà molto difficile rimediare. Tutto il pianeta è messo male, ma l’Italia e alcune regioni, tra le quali purtroppo spicca la Calabria, sono messe anche peggio. Non si fa prevenzione, non si fa ricerca, non si investe abbastanza.
Gli effetti devastanti che l’inquinamento ha causato anche sul clima sono ormai evidenti; eppure, ancora su questo fronte ci sono “negazionisti”, anche tra gli scienziati, come se i fenomeni meteorologici estremi e l’innalzamento della temperatura non fossero sotto gli occhi di tutti. A Reggio Calabria, ad esempio, per citare una situazione vissuta personalmente, quest’anno non abbiamo avuto l’inverno; in sostanza la temperatura è scesa sotto i 10 gradi non più di tre o quattro volte e anche come precipitazioni non si è visto granché.
Per concludere, tornando al nostro Pierangelo, il fatto che
Eppure il Vento soffia ancora
spruzza l’acqua alle navi sulla prora
e sussurra canzoni tra le foglie
e bacia i fiori li bacia e non li coglie
Eppure sfiora le campagne
accarezza sui fianchi le montagne
e scompiglia le donne tra i capelli
corre a gara in volo con gli uccelli
non ci deve creare illusioni.
Perché non c’è più tempo da perdere. Il futuro del nostro pianeta, e di quelli che dovranno viverci dopo di noi, dipende certamente dalle decisioni dei governi e degli organismi preposti a tutelare l’ambiente, ma anche e soprattutto da noi, dai nostri comportamenti, da tutto quello che facciamo, o non facciamo, nella vita di tutti i giorni.