Metti un laboratorio diverso dal solito...
Il laboratorio esperienziale “Frammenti di realtà, il potere della scrittura”, si è tenuto nelle ultime settimane di febbraio, impegnando un nutrito gruppo di persone, interessate all’argomento e disponibili a mettersi in gioco. L’idea nasce dal vissuto di tre donne, che per motivi diversi, fanno esperienza di scrittura. Talenti, professionalità, passione e soprattutto il desiderio di realizzare per la prima volta qualcosa di diverso dal solito. Il laboratorio fa pensare a qualcosa di artigianale, dove le mani hanno un ruolo importante, quello di connettere il mondo interiore, spesso schiacciato da detriti e poco ascoltato, con la realtà esterna. Può essere una matita che scrive sul foglio bianco... È meglio abbandonare il computer, con cui usiamo troppo la parte razionale, per tornare a far risuonare gli effetti dell’eco di una musica, della lettura di un brano, cogliere le sensazioni e cosa rievocano di un’esperienza smarrita, che torna ad avere contorni e colori.
Può essere il suono prodotto da uno strumento musicale che evoca il mare o un viaggio lontano nel tempo. “Il suono, spiega Francesca Sottilotta, prescinde da noi, non è ancora musica, viene prima della parola. Evoca memorie ancestrali”. Con delicatezza e rispetto per la libertà di ciascuno dei partecipanti, Ida Nucera narratrice con la passione per la psicologia, Francesca Sottilotta musicologa e terapista e Francesca Mesiano, psicoterapeuta che usa la scrittura “come atto di ricucitura delle lacerazioni e ferite a cui siamo sottoposti”, hanno proposto tre incontri come modulo iniziale di un’esperienza inedita che ha trovato nell’accoglienza attenta e curata di Antonella Cuzzocrea di Spazio Open, la cornice più bella e luminosa. Si è trattato il concetto di ricucitura dei vari pezzi della propria vita “che si sono allontanati”, spiega la Sottilotta. “Questa dispersione non deve rimanere tale, il lavoro di narrazione di sé, alla ricerca di un filo che tenga insieme i frammenti che non ci permettono di vivere dignitosamente, ci apre al futuro”. E qui si intravvede il tema della riparazione, il noto kinsushi, dove le parti della porcellana sono riparate con l’oro e l’oggetto diventa prezioso e unico. Di metafore tante, anche quella delle perla che tutti conoscono.
Il laboratorio ha vinto una scommessa importante. Sperimentarsi in prima persona, dare espressione alla creatività come dono per altre persone, che hanno vissuto la libertà fuori dalle maschere e dalle esigenze performanti quotidiane. Ciascuno invitato ad essere se stesso, ritrovare quel sé a volte tradito, smarrito, imprigionato e rigido dentro una corazza. Ciascuno con i suoi tempi e le sue modalità.
Infine, la scrittura come autenticità, come esperienza che trasfigura il passato. Non confessione a tutti i costi, ma capacità di cogliere la bellezza e la luce tra le macerie. Farlo, esplorando i mille modi di cui si è capaci e per i diversi canali a disposizione. La scrittura come atto terapeutico che libera dal potere che il dolore può avere sull’anima. Qualcosa comunque lasciamo sul foglio per una sorta di “bilocazione cognitiva”, prendendo congedo e riappacificandosi con una parte significativa. Foglio scritto e poi stracciato, ma liberante. Foglio bianco se non siamo pronti. Comunque, narrare come atto liberante per prendersi cura di sé, che non è narcisismo, ma scoprire che l’Amore vince le mille morti che possono ghermirci spegnendo giardini di luce.
(Ida Nucera, Francesca Sottilotta e Francesca Mesiano)