Cosa ha di diverso l’omicidio di Giulia da tutti gli altri? Eppure sono anni che quasi ogni due giorni una donna viene uccisa dall’ex, o da chi lei vuole separarsi. Età molto giovane di entrambi, livello medio alto di cultura, (non si trattava di un bullo né, come in modo becero, ha pensato un ministro della Repubblica, qualcuno dalla pelle scura) e pensare "che i bravi ragazzi italici non fanno certe cose”! Abitare in un territorio di benessere quantomeno economico e non in una periferia degradata. Inquieta e non poco che sia un ragazzo dalla faccia pulita.
Uno di noi. Facciamo fatica ad accettare la quotidianità e la banalità del male. Attenzione, non sono mostri, pazzi, serial killer. Alcuni uomini hanno nei confronti delle donne, atteggiamenti minacciosi, il cui epilogo è spesso tragico. Senza fare diagnosi che non ci competono, un che di paranoico e un fare maniacale pesante nel controllo della vita altrui, dilaga senza freno. Non sono pazzi, dicono gli analisti, non c’è il raptus che spiega una qualche reazione improvvisa e non prevedibile. No, ci sono piani freddi e preordinati, quasi mai colposi. Ti sei fatto prendere la mano, con le attenuanti generiche.
C’è il dolo e la pena per femminicidio deve essere certa. Certissime ed efficaci le misure che proteggano le donne minacciate e i loro figli. Molte sono state uccide dopo la denuncia. Quando accade, tutti a stupirsi come quella brava persona abbia potuto macchiarsi, magari davanti ai bambini, di un efferato crimine. Mai nessuno ad aver avuto un dubbio, un sospetto.
L’esperto avverte: “non si diventa lupi in una notte”.
Ci sono, eccome, ragazze mie, i segni premonitori. Non vi illudete di cambiarlo. Non fate le crocerossine. Se vi controlla il cellulare, vi isola, ad esempio, dalle amiche e dagli amici. Modalità prima soft che sminuiscono la donna per farla credere brutta, stupida, incapace. Il copione è sempre maledettamente lo stesso, l’escalation violento e irreversibile. Lo dicono gli esperti. Ora bisognerebbe gridarlo nelle piazze e affermarlo nelle scuole e sui media: troncate immediatamente, senza se e senza ma. Che si curassero, ma ognuno per la sua strada.
Tutte le donne che l’hanno scampata, che ne sono uscite vive, ma con molte cicatrici dentro, lo confermano: scatta nella loro mente l’illusione di dare all’altro un’altra possibilità. In fondo è buono, si è pentito, ha chiesto scusa, ha promesso. Ragazze, i narcisi sono dei manipolatori, sanno come fare, a tutte le età. Anche a vent’anni. Ormai ogni famiglia che abbia una ragazza sentimentalmente legata con qualche ragazzetto che diventa un po' più insistente e controllante, vive in apprensione. Vive con angoscia le separazioni delle proprie figlie da maschi recalcitranti e aggressivi che non accettano la frustrazione, il no di chicchessia.
Se si è sole si è deboli. Non bisogna mai minimizzare, meglio provare paura e chiedere aiuto. Alcune, come Giulia alle prime avvisaglie, ci provano a dirlo alle amiche, si confidano con la sorella. Poi, no, tutto rientra, è tornato premuroso e buono, non vi preoccupate. Mi sono sbagliata. È stato solo un momento. Mi vuole bene.
Prevenzione. Dalle famiglie, quindi. Da lì che bisogna incominciare. Educare al rispetto. Di se stesse e dell’altro. Al femminile, non accettando prevaricazioni mai e al maschile, non considerando la donna una proprietà. Che le madri di figli maschi, non se ne abbiano, non tutti i figli maschi diventano femminicidi. “Figlio, chi ti ha messo questo freddo in cuore? -canta Vecchioni- una madre col suo poco amore, chi ha mantenuto questo freddo in cuore? Una madre col suo troppo amore”.
Filippo e tutti gli altri maschi violenti, sono dei deboli e dei miserabili. Miserabili assassini anche se hanno il viso del ragazzo della villetta accanto. Guardiamolo mentre colpisce a calci e pugni, quando la carica esamine in macchina, quando la finisce con un coltello. Un raptus? Un pazzo? Una provocazione della ragazza? La sorella di Giulia con una lucidità incredibile, lo dice, lui non è un mostro, è il prodotto della “cultura dello stupro”, di quelli che la filmano mentre si divertono nelle ricche ville dei padri, anche loro non esenti da colpa. Prodotti di una cultura fatta da quell’insieme di azioni volte a limitare la libertà della donna, come controllare il telefono, essere possessivi o fare catcalling. Certo non tutti. Ma tanti traggono beneficio da questo tipo di società malata, sentendosi legittimati.
Ma c’è un prima. Prima della scuola che deve assolutamente fare la sua parte, già dalle elementari, con docenti preparati. Sono deboli perché nessuno ha insegnato loro l’alfabeto dei sentimenti, da subito, da quando hanno tre anni, non venti o trenta. Troppo tardi. È da bambino che si forma l’uomo. Quando i bambini frustrati dai no e dalle correzioni cominciano ad urlare e battere i piedi, si teme di turbarli e si lascia correre. Anzi, uno smartphon in mano, per calmarli. Così l’asticella si alza sempre di più. Già a 10 anni il danno è quasi irreversibile. Quando il bambino chiede, si è proni a dare, dare senza fermarsi. Come se i genitori fossero in colpa e attraverso gli oggetti sopperissero a chissà quali mancanze, inadeguatezze. Che chiedessero aiuto. La vita facile crea degli invertebrati.
Non è facile educare, non tutti hanno gli strumenti e le capacità per dire: bello mio, fermati, vai a pensare nella tua stanza e poi mi dici perché urli e scalci e tiri pugni. Forse il bambino dirà che non riesce a farne a meno. Chiede d’essere aiutato. È già un passo importante per leggere insieme ciò che ci abita nel profondo. Il bene e il male e la persona che, con una buona guida, può scegliere chi essere. Genitori, bisogna farlo, ora, senza paure, senza incertezze. Con determinazione. Se non si incominciate subito, si puntella quella cultura di sopraffazione e violenza che il film della Cortellesi ha magistralmente narrato. Siamo passati dal bianco e nero al technicolor, dove esponiamo sui marciapiedi tante belle scarpette rosse. Madri e padri, svegliatevi dal sogno che i vostri bimbi vadano difesi sempre e comunque ad ogni starnuto di disappunto.
A scuola lasciate che gli insegnanti facciano il loro lavoro serenamente. L’Italia è uno dei pochi paesi in cui a scuola non c’è un’educazione sessuale, che spieghi, tra l’altro, che il sesso non è il porno, e soprattutto manca una seria educazione ai sentimenti. Che le leggi puniscano con severità è una risposta che soddisfa tutto ciò che innegabilmente tutte e tutti proviamo, assieme alla De Gregorio, quando la vista si annebbia: cercando di “contenere la rabbia”.
Che ci sia la norma repressiva e punitiva dopo il danno. Che ci sia la benedetta prevenzione. Chissà se due donne avversarie politicamente potranno capirsi per una volta nella storia e fare qualcosa di buono per le altre.
Per il momento, ragazze, donne, se accade, lasciatelo subito. Parlatene a qualcuno. Chiedete aiuto. Non restate sole. E se vi chiede un ultimo incontro, mai da sole, mai.