Il Rinascimento italiano viene in genere associato alle città di Roma, Firenze e Venezia, poco conosciuto è il patrimonio artistico e architettonico risalente a questo periodo in Calabria. Intendiamo fornire ai lettori un quadro sintetico ma abbastanza esaustivo delle testimonianze più importanti del Rinascimento calabrese sopravvissute ai disastrosi terremoti, ai rifacimenti, all’incuria e alle spoliazioni risalenti al periodo napoleonico e alla conquista sabauda.
Tra le più significative testimonianze architettoniche sono Palazzo Martirano ad Aieta, che è la più imponente e integra costruzione del Cinquecento nella nostra regione, il castello di Sangineto Marina dove spicca una graziosa loggia cinquecentesca, i palazzi delle famiglie Mazzei, Montesanti e Valenza a Fuscaldo, il portale rinascimentale del castello torrazzo a Terranova di Sibari, il palazzo del poeta Galeazzo di Tarsia su Corso Telesio a Cosenza, decorato da tre medaglioni. L’unica testimonianza sopravvissuta a Reggio è il Convento di San Francesco di Paola che ospita degli uffici giudiziari che hanno stravolta l’originaria costruzione. Spesso si fa l’errore di proiettare l’attualità sul passato e si crede che il Sud Italia sia stato sempre marginale rispetto ad altri territori mentre fino al 1860, anno dell’invasione piemontese, non esisteva il divario Nord-Sud. Consultando le opere dell’amico Massimo Genua, in particolare il volume “Calabria la storia, la cultura, l’arte” (Pellegrini editore), troviamo importanti notizie sul periodo che stiamo trattando e sulla intera storia della Calabria.
Il saggista documenta la civiltà e il progresso esistenti fin dalle origini nel Meridione e il risveglio civile, economico, culturale durante il Cinquecento, le cui premesse vengono avviate nella seconda metà del XV secolo: la popolazione raddoppia grazie anche all’arrivo dei profughi albanesi che popolano molte località semideserte, aumentano la produzione agricola, l’industria della seta, i cantieri navali, l’industria estrattiva e le ferriere, il commercio del legno, intorno agli scambi mercantili si forma un efficace sistema bancario e creditizio. Il fervore intellettuale consente la nascita di varie Accademie a Cosenza, Maida, Rossano, Vibo Valentia, Catanzaro ecc., risaltano le figure del Filosofo Bernardino Telesio, del poeta lirico Galeazzo di Tarsia e del letterato e storico Gabriele Barrio che inaugura la storiografia della nostra regione. Tra le sculture citiamo la pala d’altare di marmo nella chiesa di Santa Marina a Polistena che descrive con maestria e con cura dei particolari “La Deposizione di Cristo”, essa è attribuita al Montorsoli o allo stesso Michelangelo e alla sua scuola. Una seconda pala d’altare marmorea attribuita al Montorsoli o a Martino Montanini, uno dei suoi allievi e collaboratori, si trova nella chiesa di San Michele a Seminara. Importanti opere sepolcrali sono la tomba marmorea dell’aristocratico napoletano Oliverio Di Somma a Rossano, di scuola gaginesca, i sepolcri in pietra dei conti Battista e Giovanni Caracciolo nel Duomo di Gerace e infine il sepolcro in pietra del feudatario locale Giovanni Antonio Ricca a Isola Capo Rizzuto. Uno scultore molto prolifico che ha operato prevalentemente in Sicilia è il caposcuola Antonello Gagini, (Palermo 1478-1536) figlio e allievo di Domenico, artista lombardo che si trasferì in Sicilia intorno al 1460. Antonello aprì grandi botteghe a Messina e a Palermo tramandando l’arte ai figli, ai nipoti e agli altri allievi.
Fu un innovatore che conferì eleganza alle figure e curò molto l’espressione dei volti. Tra le sue maggiori opere in Calabria è il trittico marmoreo realizzato nella maturità “La Madonna delle Grazie tra i SS Giovanni Evangelista e Maria Maddalena” Altre sue opere si trovano a Sinopoli “Madonna della Neve”, a Bagaladi gruppo marmoreo con L’Annunciazione, a Seminara “Madonna degli Angeli”, a Bisignano “Madonna delle Grazie”. Una Pietà di ispirazione michelangiolesca del Gagini si trova a Soverato nella chiesa dell’Addolorata. Nella cattedrale di Mileto vi è la statua di San Nicola di Bari attribuita ad Annibale Caccavello. A Taurianova nella chiesa di S. Maria del Rosario risalta per l’armonia e la bellezza un rilievo marmoreo con “La Madonna col Bambino” attribuito all’ambito di Michelangelo o alla scuola del Gagini. Notevoli sculture del Montorsoli sono a Bagnara Calabra “Padre Eterno”, nel duomo di Tropea “Madonna del Popolo” e a Sellia “La Pietà”. Opere di Pietro Bernini, padre del più famoso Gian Lorenzo, sono sparse in Calabria e in Sicilia dove visse per alcuni anni in gioventù, una delle più importanti, “Santa Caterina D’Alessandria”, realizzata nel 1591, si trova nella chiesa di San Pietro a Morano Calabro.
Tra i pittori che sono presenti con delle opere in Calabria ricordiamo l’artista veneto Bartolomeo Vivarini con il grande polittico su tavola dipinto nel 1477 “La Madonna con Bambino tra Santi” custodito nella chiesa di San Bernardino Da Siena a Morano Calabro, Pietro Negroni (Cosenza, 1505 c. 1565 c.) annoverato dal Vasari insieme al suo concittadino Marco Cardisco, Dirck Hendricksz, pittore fiammingo naturalizzato napoletano con il nome di Teodoro D’Errico. “L’Annunciazione” di Agostino Ciampelli, una grande tela custodita nella chiesa degli Ottimati a Reggio, è l’unica opera di questo autore in Calabria. A Lago nella chiesa di S. Nicola di Bari esiste una tavola michelangiolesca con “La Madonna col Bambino e San Giovannino”. A Vibo Valentia nel museo del duomo è presente una grande tavola del pittore toscano Marco Pino che ritrae “S. Caterina Da Siena”, altri suoi dipinti sono ad Acquaformosa, Vibo Valentia e a Cosenza.