Non è un pensiero fisso, ma ricorre, a volte, quello di avviarmi al termine della mia esperienza lavorativa. Una manciata di anni ancora, e com'è giusto, va lasciato spazio a chi verrà dopo. Sperando, e lavorando, per lasciare un mondo migliore di quello che ho trovato io, quarant'anni fa. Tante saranno le cose delle quali si sente già il fiato dell'assenza. Narrarle è dare eternità. Una di queste cose il treno della sera. Il treno è un mondo a parte. Si incrociano più o meno le stesse persone, tutte sul bilico della conoscenza. La maggior parte siede chiusa nei pensieri di inizio e fine giornata. I pensieri dei viaggiatori della sera sono diversi da quelli che viaggiano al mattino. Sono pensieri stanchi, come i corpi abbandonati sui sedili, disarticolati a trovare quiete. Ad ognuno cerco di rubare i pensieri. Quelli che mi catturano di più la tenerezza sono i pensieri dei migranti. Non degli stranieri, perché nessuno è straniero sulla terra. Forse pensano lontano, protetti dall'odore ferroso della fatica. Ma anche belli sono i pensieri delle coppiette. Non ci entro per pudore, ma sono pensieri di futuro.
E di contatto. Non bastano i preludi soffusi, scambiati al nudo dello scompartimento dai consumati sedili blu.
Poi ci sono i pensieri dei bancari, degli impiegati.
Li sento confusi, perché non adottano il silenzio che consente l'empatia.
Parlano. E non serve interpretare. E non funziona il sentire.
Mi chiedo, viceversa, cosa pensano di me. Un signore con libro e coppola, quando fa freddo, apparentemente oltre la mezza età, che porta i jeans e confonde con l'aiuto della mascherina che nasconde il bianco della barba.
Ma considero alquanto improbabile stare al centro di un pensiero.
Non sono tutti ladri di pensieri come me, i viaggiatori.
Il treno non è un mezzo di trasporto ma una metafora. Una enorme lenta metafora, bianca e blu, della vita che arranca sulle scogliere di capo Bruzzano, più o meno come tutti noi sulle rupi dei giorni che passano. E come la vita il treno della Ionica sbuffa, si ferma e riparte. Oppure, si ferma e non parte più. E la gente del treno, come nella vita, sale e scende dalla nostra esistenza. Alcuni restano, alcuni vanno, tutti viaggiano.
Cambiano i viaggiatori, ma non cambia il viaggio, perché la vita stessa sopravvive alla vita, e va oltre.
Continua il giro.
E mentre penso tutto ciò, schiacciato tra Sartre e De André, sale alla stazione una giovane coppia con bimba addormentata in braccio. E scende l'anziano signore con la cartelletta sotto il braccio.
Con la metafora servita fresca, si procede lenti verso alla prossima stazione.
![IL TRENO DELLA SERA](/images/2021/11/22/treno-della-sera_large.jpg)
IL TRENO DELLA SERA
Il tempo di lettura è di circa minuti.
Livello di difficoltà di lettura:
-
Category
Cultura e Società