Si sono tenuti a Reggio Calabria giovedì 9 novembre presso L’Università per Stranieri ‘Dante Alighieri’ e sabato 11 novembre, al palazzo Arcivescovile di Cosenza, due incontri dedicati al Volume di Antonietta De Fazio, docente dell’Accademia di Belle Arti di Bologna: ‘La Calabria ed i suoi artisti, Dizionario dei pittori (1700 – 1930)’, edito da Rubbettino.
Il Volume ha una significativa e autorevole presentazione di Francesco Abbate, e annovera nelle sue pagine più di 800 artisti.
A fare gli onori di casa con intelligenza e garbo, a Reggio Calabria, Rossella Agostino presidente della locale sede di Italia Nostra, a Cosenza, Don Salvatore Fuscaldo, direttore del Museo Diocesano.
A interloquire con l’autrice, Giuseppina De Marco e Marina Lebro, docenti dell’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria.
Le due serate hanno inteso adottare, entrambe, una formula fresca e interattiva grazie alla quale nel corso del primo incontro ci si è potuti focalizzare sul lavoro della De Fazio, allieva di Ferdinando Bologna, intanto ché nella seconda s’è inteso prestare maggiore attenzione al ruolo delle donne nell’Arte, stimolando, in sostanza, un confronto sull'Arte in Calabria filtrata dalla sensibilità femminile.
Il lavoro della De Fazio è notevole. Non solo concretizza un dizionario degli Autori “coprendo” un arco temporale di ben tre secoli ma, anche, si estende fino a comprendere gli Autori meno noti e/o cosiddetti minori: in tal modo offrendoci il materiale cui dovrebbe far riferimento qualsiasi pubblicazione di questo tipo e favorendoci spunti di riflessione innovativi.
L'autrice ha profuso nell’opera anni di duro e meticoloso lavoro. Nuove informazioni e scoperte si sono susseguite rendendo la stesura finale articolata e complessa. La componente migliore di quest'opera sta proprio qui, nella dinamica e continua profusione d’informazioni e spunti.
Tra l’altro, per ciò che concerne l’Arte “al femminile”, possiamo affermare che in passato solo in rarissimi casi è stata oggetto di studi approfonditi. E ciò al di fuori d’una mera indagine di genere.
In sintesi le due serate hanno voluto, grazie a questo dizionario degli artisti calabresi, non solo darne contezza didascalica ma, anche, aprire ad una rilettura della storia dell’Arte in Calabria volgendo l’attenzione anche sulle pittrici e ricamatrici meno conosciute.
Attesa tale premessa due spunti sono stati, sicuramente, interessanti. In primis quello che ha favorito la riflessione della De Fazio sul fatto per il quale, nel passato, c’è stata una scarsa alfabetizzazione degli studi artistici afferenti alle donne. In secundis che l'arte al femminile, come da me argomentato, ancor oggi è considerata cultura subalterna.
E, infatti, fin quando le attività artistiche femminili finivano per concentrarsi al chiuso di case e conventi sono state accette o gradite. Viceversa non è accaduto lo stesso allorquando queste diventavano ‘professionali’ e/o apportatrici di qualche tipo d’autonomia.
Ben si colloca, a tal proposito, la visione Gramsciana espressa dai ‘Quaderni’. Un’idea che provvede a delineare il concetto di «classi subalterne» individuandole sia nei gruppi sociali più marginali sia quelli in grado di competere per l’egemonia. Tal quadro infatti, ben si presta ad una lettura più ampia della storia sociale al femminile, in tutti i suoi codici, compresi quelli legati all’espressione dell’Arte.
La prof.ssa De Marco ha poi introdotto ad un’opera di Teresina Basile da Tropea, ‘La visione di San Filippo Neri’ del 1864, conservata nella chiesa della Candelora a Reggio Calabria. L’opera è stata ‘riscoperta’ e studiata nel corso della sua attività didattica da una studentessa; un evento significativo giacché ben suggerisce a cosa debbano rivolgersi le attività e la ricerca nelle Accademie, nonché la loro conseguente ricaduta sul territorio.
Scoperte come questa rappresentano uno stimolo per tutti gli studenti, un invito a sentirsi protagonisti e artefici della valorizzazione della propria regione.
La De Fazio, infine, ha illustrato il suo volume tracciando punti di contatto tra autori ed opere. Il dibattito, col concerto delle tre partecipanti, ha stimolato il pubblico a intervenire. Non sono mancati pareri discordanti e finanche battimani, in tal modo, confermando la vitalità della presentazione.
Tre voci diverse tese a creare una sinergia capace di chiarire che l’Arte in Calabria, come ha spiegato la De Marco, s’è nutrita e confrontata con modelli aulici, in particolar modo quelli napoletani e romani, seppur mantenendo autonomia e una propria particolare vocazione.
Né s’è potuto evitare di sottolineare come la Calabria tutta sia terra d’Arte: qualificata da una folta schiera d’artisti autoctoni pronti a testimoniare la sua vivacità culturale. In particolare da pittori i quali, operando nel corso dei secoli, hanno avuto modo di conferire il giusto riconoscimento a questa terra troppo spesso non valorizzata dalla “tela” delle sue tante eccellenze.
Si ringraziano Italia Nostra e l’Unida per Reggio Calabria, il Museo Diocesano di Cosenza, l’Ass. culturale Coriolano Martirano, la Società Dante Alighieri di Cosenza, l’Ass. Convegni di cultura Maria Cristina di Savoia, l’Ass. Cosenza che vive, l’Ass. Civicamica, per l’incontro di Cosenza.