"Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi". Questo celebre passo del Vangelo di Giovanni è il nocciolo della vicenda di questo film di Gabriel Axel tratto da un racconto di Karen Blixen. Si narrano le vicende di due sorelle che vivono nella puritana Danimarca di fine Ottocento, figlie di un Diacono che aveva dato vita a una piccola comunità di credenti che era sopravvissuta al suo fondatore. Le due donne rinunziano alle lusinghe del secolo, financo respingendo qualche proposta di matrimonio e si dedicano con tutta l'anima a mantenere viva quella piccola comunità di fedeli. È la loro, una disciplina di vita, una cura dell'anima che più che mortificare la corporeità, la rimuove, la ignora. In quel villaggio capiterà Babette, una donna fuggita miracolosamente alla rappresaglia contro la Comune di Parigi. Viene raccomandata dall'ex pretendente di una delle sorelle che accolgono la profuga e le danno ospitalità in cambio dei suoi servigi da domestica. Babette vincerà poi alla lotteria una ingente somma di denaro che utilizzerà per un pranzo che ricordi il defunto Decano e qui irrompe, dai sapori, dagli odori di quei manicaretti, dal caldo gusto di prelibati vini, una sorta di alludere alla corporeità che vivifica quella oramai avvizzita confraternita, inaridita, divisa al suo interno da una fede praticata nella sistematica rimozione della corporeità in qualsivoglia sua declinazione, compreso il piacere della convivialità; quel microcosmo fatto di poche anime e di altrettanti corpi mortificati da quella severa disciplina ignora che la esperienza Cristiana è spiritualità impastata di materia, di carne. La fotografia del film, da metallica, fredda, acquisterà ora colori caldi che esaltano la vista di quel cibo, piacere dei sensi. La cena soddisfarà così la esigenza di una sensualità che lungi dall'essere nemica dello spirito, ne è complice nel ripristinare la unità Dio e Uomo rappresentate da Cristo. La somma di denaro verrà spesa per intero per la cena da Babette che rimarrà per sempre in quella casa. Uno spreco di danari, un capitale che sarebbe potuto servire per lenire le sofferenze di tanti poveri? Babette ci riporta a un episodio descritto dai Vangeli, qui nella versione sempre giovannea: Gesù, recatosi nella casa di un lebbroso ricevette la unzione dei piedi da una donna che asciugò l'olio in eccesso con i propri capelli. L'unguento era il preziosissimo olio di Nardo e per questo apparente spreco la donna fu criticata. Il profumo del Nardo, nel Cantico dei Cantici, paragonato all'amore degli sposi, nei Vangeli è simbolo del dono che arricchisce chi lo riceve ma anche chi lo dà, esattamente come la donna che asciuga il prezioso olio con i suoi capelli, esattamente come Babette che spende tutto quello che possiede. L'altro ex pretendente, quello della altra sorella, è il convitato che alla fine della cena pronunzierà alcune parole udite proprio dalla bocca del Decano, molti anni prima:" Rettitudine e felicità si sono baciate". Per tutta la durata della cena, costui, allibito dalla qualità delle portate, non fa che rievocare una cena al "Cafè Anglais" paragonandola ai cibi preparati da Babette. Finita la cena, usciranno nel piccolo spazio prospiciente le case del villaggio, quasi curvato su sé stesso, piegato da una sapiente inquadratura, a simboleggiare la ritrovata unità di spirito e materia; a sua volta, un cielo carico di stelle tutto chiuderà nella magico emisfero di un “Uno" perfettamente compiuto. Si scoprirà sul finire che la cuoca del Cafè Anglais altri non era che Babette, cuoca artista, esteta che attraverso la sua creatività plasma il cibo facendolo diventare materia di vivificante amore."
Carmelo Barra