La Regione Calabria, o meglio “Calabria Straordinaria” come recita uno slogan molto appropriato, si sta facendo notare in questa trentaseiesima edizione del Salone del Libro di Torino, oltre che per l’eleganza e l’efficienza, anche per la qualità del programma e per l’elevato numero di partecipanti ai singoli eventi. D’altra parte il presidente Roberto Occhiuto e la vicepresidente Giusi Princi, lo avevano enunciato chiaramente: «Vi invitiamo a esplorare l’incanto della Calabria, un invito a viaggiare nel cuore della nostra regione: un’emozionante sinfonia di poesia, storia e arte. Vi aspettiamo numerosi in uno stand moderno e accogliente, per diffondere nel mondo la vitalità, le luci e i colori della nostra Calabria. »
Nelle prime due giornate, gli editori e gli autori presenti hanno organizzato ben 34 eventi su temi che hanno spaziato dalla letteratura (in primis su Saverio Strati e Franco Costabile con i loro anniversari), alla politica, alla giustizia, alla sanità, alla società, con relatori di assoluto rilievo. Interessante e opportuna si è rivelata, inoltre, la sinergia creata con numerose scuole sia piemontesi che calabresi che ha sviluppato degli stimolanti scambi culturali ed inoltre ha permesso agli studenti di mettere in campo anche le loro competenze tecniche in materia di gestione degli strumenti audiovisivi, gestendo registrazioni e dirette.
C’è un solo modo per valutare la qualità di un evento ed è quello di visitarlo e viverlo personalmente; fatto salvo il parere del sottoscritto (che qualche malizioso, ignorante della mia storia personale, potrebbe tacciare di piaggeria) mi ha colpito una nota dell’inviata de “Il Fatto Quotidiano” Camilla Tagliabue che ha scritto testualmente: «Per una breve pausa ci si può accomodare su poltrone e sofà degli stand più accorti e amanti del comfort: quello delle Camere, quello del ministero degli Esteri e quello della Calabria». Camilla, che evidentemente ne ha colto il sobrio spirito istituzionale, ha spazzato via il velenoso e volgarmente diffamatorio giudizio dell’anonimo (ma non tanto) estensore della nota di ieri su “Il Quotidiano” firmata “I bottegai”.