La vita fa lunghi giri e poi ci riporta indietro, e mi piace cominciare da una intervista rilasciata per un blog anni fa ad Alfredo Cosco.
Mi sono laureata in filosofia, con una tesi su Stirner e il suo concetto dell’Unico.
Io avrei voluto fare la tesi sulle donne, sul femminismo. Decise il professore anche se poi l’argomento mi piacque, mi piace tuttora. Ebbi diversi problemi con la tesi perché, seppure abbia sempre amato scrivere, non riesco a scrivere testi lunghi, arrivo a mezza pagina e poi mi fermo. È sempre stato così. Quindi avevo difficoltà a fare la tesi anche perché non trovavo un testo nella biblioteca di Reggio Calabria. Mi feci aiutare da un tizio che abitava dalle mie parti e che era considerato un filosofo e possedeva quel testo. Lui mi disse che mi avrebbe aiutato, a pagamento naturalmente, ma la tesi me l’avrebbe dovuta scrivere integralmente lui. Il giorno della laurea io avevo una tesi che non piaceva a me, ma non piaceva nemmeno al mio relatore. In sede di seduta di laurea, lui disse “Io questa tesi non l’appoggio”. In genere non è il controrelatore che cerca di fare “l’avvocato del diavolo”? Questa volta era il controrelatore che cercava di difendere quello che io, in modo diversissimo, oralmente sostenevo. Ma non servì a nulla. Io partivo da 107, e in sede di discussione di laurea possono dare da 2 a 9 punti.
Non mi diedero niente. Nessun voto di laurea. Rimasi con il 107 iniziale. Mi incazzai molto, anche se, a livello di concorsi, 107 o 110 cambiava poco.
Per sette anni restai disoccupata. Ero disoccupata in una grande casa autarchica, una casa dove non c’era nessun divertimento, nessuno svago, nessuna relazione. Ho passato sette anni in cui io praticamente l’unica cosa che facevo era leggere, leggere, leggere.
Finalmente il 1984 indicono il concorso a cattedra, lo vinco e giro la Calabria. Il primo posto in cui mi inviarono era Umbriatico.
Ed ora mi ritrovo qui a parlarne ancora grazie al pregevole studio del professore Gaetano Pizzonia per la Casa editrice Città del Sole.
Il libro è stato stampato nel 2007, la mia intervista ad Alfredo è del 2015 e i fatti di cui parlo risalgono al 1974, quindi in prescrizione oramai! Sarebbe piaciuto molto a Stirner questo mio inciampo universitario, lui che di inciampi ne avrà collezionati ben di più. Leggendo il lavoro di Gaetano Pizzonia lo incrocio con un altro saggio di Claudio Giunta, “Le alternative non esistono” un libro su Tommaso Labranca, morto a 54 anni nel 2016. Tommaso Labranca, intellettuale fuori dai canoni tradizionali, genio e unico nel suo genere, sembra proprio Stirner ritornato fra noi.
Stirner nei suoi numerosi articoli sulla Gazzetta del Reno e sulla Gazzetta Universale di Lipsia scrive della sua avversione alla illiberalità della Chiesa e dello Stato, auspicando la libertà di stampa. Tutti i suoi scritti sono improntati alla scelta di una libertà di pensiero, libertà da ogni dogma, sia religioso che politico. Resta difficile per un individuo, che sceglie di vivere mettendo in discussione ogni idea imperante e consuetudini stratificate, vivere con facilità, ed infatti la sua vita breve fu costellata da vari rovesci e temporali.
Nella parte seconda del libro di Gaetano Pizzonia ci si sofferma su L’Unico e la sua proprietà, scritto da Stirner nel 1844. La sua opera maggiore, l’opera che gli ha dato l’immortalità.
“Io ho riposto la mia causa sul nulla” proclama Stirner, e due sono i temi focali: l’alienazione, che considera l’uomo una categoria e poi la riappropriazione cioè il momento in cui l’uomo si riappropria della sua unicità, della sua singolarità.
Ora più che mai attuale questa resistenza a non diventare massa, ora più che mai questo vigilare diventa necessario, ora che con ogni mezzo di comunicazione veniamo raggiunti per convincerci a diventare altro, ad uniformarci.
“Stirner è consapevole che ogni comunità, comunque si organizzi, limita la libertà individuale e che ciò avviene anche per L’Associazione” ma trova le differenze fra “una Società che limita la mia libertà e una Società che limita la mia individualità” Stirner vede una Insurrezione, cioè un movimento verso la liberazione dal presente che opprime. Un uomo quindi che vorrebbe sfuggire quasi al destino umano fatto da tanti legami e legacci e vorrebbe autodeterminarsi. Lui ci invita a guardare al presente, a vivere la vita senza nessuna missione da compiere, e ci chiede di poggiare il nostro senso del vivere su noi stessi.
Un grande atto di responsabilità. Un atto Unico!
Da anni porto con me questi suoi scritti, e come risultato ho cercato di non seguire più la televisione e i giornali ma di scegliere volta per volta letture e suggestioni nel tentativo di non farmi fagocitare dai mezzi di comunicazione, ed ora nemmeno dai social.
Ogni periodo storico segue sempre gli stessi meccanismi, e in ogni periodo con mezzi diversi si monopolizza la folla, noi invece, con in mano Stirner, resistiamo.
Max Stirner, Dalla Recensione all’Unico di Gaetano Pizzonia, Città del Sole edizioni