Giovedì, 12 Settembre 2024

                                                                                                                                                                             

 

                                                                                                                                                                                                          

C Cultura|Società

SAN GIULIANO, BAGNI DI PISA, TERME

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Il 26 agosto, Maria Rosaria Boccia ha pubblicato un post sul proprio profilo «Instagram». «Grazie al Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per la nomina a Consigliere del Ministro per i Grandi Eventi» ha scritto la donna. «Quella nomina non esiste, la dottoressa Boccia cerca di accreditarsi senza averne motivo» scrivono, subito dopo, dal Ministero della Cultura. Peculato, G7, Pompei, sicurezza internazionale, segreti rivelati, convocazione diretta da Giorgia Meloni, Dagospia, lettere ai quotidiani, dimissioni, volontarie, la cacciata, Milano, Taormina, Polignano a Mare, possibile rimpasto, lo scandalo, «Ho pagato tutto di tasca mia per lei, la struttura non ha mai messo un euro»; in effetti, tutto quello che si succeduto a quel primitivo post di Boccia appare molto confuso. Il tutto ricorda l’affaire Dreyfus per come lo racconta Emile Zola. A cavallo fra Ottocento e Novecento. In sostanza l’ufficiale Alfred Dreyfus venne incastrato – successivamente prima condannato, poi graziato, poi riabilitato – a causa di una «nota» cartacea (l’antenata dei «post» attuali). Nel caso del ministro Sangiuliano non siamo di fronte ne a condanne, ne a grazie ne a riabilitazioni. Siamo di fronte a «si dice» - fra conferme e smentite – che hanno una certa concretezza nella loro aleatorietà. Il realtivo nell’assoluto. E come ci spiega il sociologo Simmell; noi riusciamo a rinvenire un significato solo rendendo, per qualche attivo, il relativo di tutto il costante fluire delle cose in «assoluto». Ci manca, dunque, adesso la «condensazione», la «cristallizzazione», la «tesaurizzazione» direbbe Marx – autore che la «destra-destra» certamente non frequenta perdendosi così interamente tutto il 1800. Ma, tanto, poi c’è da rifarsi: il 1900 è Tolkien; mica Freud, Einstein o Joyce. In definitiva: è Tolkien …. Intanto scorrono notizie, note, post, incontri pubblici, interrogazioni parlamentari, dibattiti sia televisivi che cartacei: l’affaire Sangiuliano entra a far parte del Circo Mediatico – dal quale proviene, evidentemente, a causa della sua causa: un «post», appunto, della Cybersfera. Ma si tratta, come nel caso di Alfred Dreyfus, di un «caso» che contiene forti valenze politiche. La sfera dei «segni» (semiosfera) influenza quella «politica» (Panopthycon). Un «post» scombussola equilibri politici, di governo in questo caso. Insomma c’è una nomina che non è una nomina e c’è la possibile rivelazione (come nel caso Dreyfus) di segreti organizzativi nientemeno di un G7 della Cultura; quindi di un evento internazionale. Quello che manca in questa storia è una delle due «facoltà» che Cartesio richiedeva per potersi fare un’idea delle cose: la «chiarezza» (l’altra era la «distinzione»). Se le cose sono oscure, nebulose, indistinte si fa avanti la teoria di Edgar Morin: la «complessità». Ed ecco emergere la via d’uscita che alla fine probabilmente si troverà rispetto a questo evento: «le cose sono complesse»; «Niente è come appare», «Occorre valutare, decidere, ponderare» … Il che sarebbe uno strano «paradosso» per delle formazioni politiche che, invece, tendono a «semplificare» (Umberto Galimberti afferma infatti che il successo dei partiti populisti sta appunto nel loro offrire soluzioni semplici e alla portata di tutti). Uno strano «affare», dunque, questo che coinvolge il ministro Sangiuliano! C’è dentro un po’ di tutto e quindi, come la satira che non ha padroni e quindi sta bene sotto ogni padrone, anche di niente!


 

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