“Tieste” in scena a Locri e a Roccella il 15 e il 16 settembre chiude la rassegna del T.C.A.
Grande successo per il cartellone estivo firmato dal direttore Domenico Pantano
“Tieste” la tragedia di Seneca, che indaga la lotta primordiale tra bene e male, chiuderà la prestigiosa rassegna teatrale estiva organizzata dal T.C.A. (Teatri calabresi associati) per la Direzione artistica di Domenico Pantano.
Lo spettacolo, prodotto dal Teatro della Città, adattamento e regia di Giuseppe Argirò, è interpretato da Giuseppe Pambieri nei panni di Atreo e Paolo Graziosi nelle vesti di Tieste. Ad affiancare la straordinaria e inedita coppia di attori, Sergio Basile, Elisabetta Arosio, Roberto Baldassari e Vinicio Argirò.
In programma un doppio appuntamento, mercoledì 15 settembre alle 21.30 alla Villa della Fondazione Zappia di Locri e giovedì 16 settembre al Teatro al Castello di Roccella Ionica, sempre alle ore 21.30.
La vendetta e l’inganno nel connubio perfetto tra il potere e il male sono al centro della tragedia senecana. La pièce declina la violenza in tutte le sue forme connesse al sopruso e alla prevaricazione, non solo una violenza simbolica e rituale, ma reale, volta all’affermazione autoritaria e al disprezzo di qualsiasi norma giuridica che regoli la convivenza civile.
Seneca indaga la lotta tra il bene e il male e descrive il ribaltamento di valori esistente in ogni totalitarismo che persegue il proprio disegno politico, sociale ed esistenziale.
L’odio familiare divora ogni cosa e rappresenta l’impossibilità di qualsiasi pacificazione sociale. La banalità del male fa da sfondo alla tragedia, dimostrando che la violenza non è solo originata dalle passioni incontrollabili, ma spesso è frutto di un disegno razionale, spietato volto ad affermare il potere ineludibile e mostruoso del tiranno, che non conosce ostacoli e rinnegando gli Dei si sostituisce a essi affermando il culto della personalità e pretendendo l’acquiescenza del popolo.
La vicenda ruota attorno alla vendetta di Atreo nei confronti del fratello Tieste, che ha cercato con l’inganno di sottrargli il regno e sedurre la moglie. Il legittimo re riuscirà a sventare le macchinazioni del fratello e a salvaguardare il trono ma non dimenticherà il tradimento.
L’opera di Seneca, l’unica a non avere un modello greco corrispondente, è una tragedia senza catarsi e non offre alcuna redenzione ai personaggi, che perdono ogni umanità dimostrando che la violenza e il disprezzo per la vicenda umana sono un prodotto culturale determinato dal potere e dalla storia, che si ripete in modo inesorabile, non risparmiando nessuno.
Un grande finale, dunque, per il cartellone messo a punto dal Circuito teatrale calabrese T.C.A. e dal direttore Domenico Pantano che è riuscito, anche quest’anno, nonostante tutte le difficoltà dovute all’emergenza pandemica, a realizzare un programma di alto livello artistico, che ha qualificato l’offerta culturale regionale.