Giornalista e scrittrice, figura di primo piano della cultura italiana antecedente e successiva al ’68, accostata opportunamente ad Oriana Fallaci ed a Camilla Cederna, Adele Cambria nacque da famiglia borghese a Reggio Calabria il 12 luglio del 1931. Dopo gli studi liceali classici nell’ottimo (così lo definisce lei stessa in un suo scritto autobiografico) liceo “Tommaso Campanella” della sua città, s’iscrisse all’Università di Messina, alla facoltà di Giurisprudenza, e si laureò nel 1953, discutendo la tesi in Diritto Civile, con Salvatore Pugliatti, giurista ma anche letterato e musicologo, amico di Salvatore Quasimodo, di Elio Vittorini e di Giorgio La Pira. Del periodo degli studi universitari a Messina, che fu di fondamentale importanza per la sua formazione, parla lei stessa, nel suo libro Nove dimissioni e mezzo (Donzelli editore, 2010): “Ed io mi ero laureata in Legge a 22 anni, 110 e lode, e una tesi in Diritto Civile, di cui era stato relatore il preside della Facoltà messinese, Salvatore Pugliatti” che, “da buon siciliano, mi parlava sì dei lirici greci tradotti da Quasimodo, ma anche di Majakovskij… A occhio e croce, e riguardando con qualche maggiore consapevolezza a quegli anni remoti, potrei dire che fu il primo intellettuale progressista che incontrai.” Appena laureata, nel ’53, partì in aereo per Roma, determinata a voler fare la giornalista. “Mio padre, emozionato, mi salutò ai margini della pista, sventolando il suo fazzoletto di battista bianca” racconta la giornalista-scrittrice reggina, che definisce il genitore, Raffaele, “siculo napoletano a cui piacevano le canzonette”, ed anche “borbonico”. Parlando dei suoi antenati, riferisce che “erano stati, prima in Sicilia e poi a Napoli, ispettori delle dogane”. Quando giunse a Roma, nei primi anni Cinquanta, trovò un lavoro che lei stessa chiama “quasi giornalistico”: segretaria di redazione nell’agenzia SIB, ovvero “Servizio Informazioni brevi”, che aveva la sua sede in via della Mercede, dove si trovava anche la sede del Corriere della Sera, circostanza che gli permise di fare amicizia, con Giovanni Russo (Giovannino per lei). Roma in quegli anni “era una grande fabbrica di cinema” (parole sue!) e lei scoprì che “ci lavoravano tutti, a cominciare dagli scrittori Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini”.
Nel 1956 conobbe, tramite lo scrittore Goffredo Parise, Pier Paolo Pasolini, che diventerà suo amico e che la chiamerà come attrice in alcuni suoi film (Accattone,1961; Comizi d’amore,1965; Teorema,1968). Sempre nel ’56 esordì nel giornalismo firmando pezzi di costume sul quotidiano Il Giorno, nato su iniziativa del presidente dell’ENI Enrico Mattei e diretto dal 21 aprile 1956 al 31 dicembre del ’59, da Gaetano Baldacci. Mentre lavorava al Giorno conobbe il giornalista Bernardo Valli, “inviato speciale” del quotidiano milanese, che l’anno dopo (1957) sposò e dal quale ebbe due figli: Emilio e Luciano. Successivamente i due divorzieranno. L’attività giornalistica della Cambria, ultra-cinquantennale, è documentata dai suoi numerosi articoli apparsi sulle più prestigiose testate italiane, da Il Mondo a Paese sera, da La Stampa a Il Messaggero, da L’Espresso a L’Europeo, a L’Unità. Nel suo libro autobiografico “Nove dimissioni e mezzo” (2010) racconta della sua esperienza giornalistica a Il Mondo di Mario Pannunzio, che le faceva firmare i suoi pezzi con lo pseudonimo maschile di Leone Paganini, e della conoscenza che fece, nella redazione del giornale, di Antonio Cederna,”trentacinquenne intellettuale lombardo, archeologo laureato e urbanista sul campo”, e scrive che “fu sugli scritti di Cederna” che cominciò a formarsi “un embrione di coscienza urbanistica”, che rimarrà una costante del suo impegno di giornalista. Conobbe anche Camilla Cederna, sorella di Antonio, anche lei “brava” giornalista, della quale divenne amica e confidente. “Anche Camilla, come suo fratello” - scrive la Cambria nella sua autobiografia – “sosteneva che il buon giornalismo presuppone la capacità di indignarsi”. Negli anni in cui lavorò a Milano conobbe anche e frequentò le scrittrici Anna Maria Ortese e Lalla Romano. In quel periodo la sua attività giornalistica fu una corsa continua per intervistare i grandi della cultura e del jet-set, da Sartre a Soraya, da Grace Kelly a Pasolini. Ad iniziare dal 1963 la Cambria ha lavorato anche alla RAI (televisione e radio). Dal 2000 al 2003 – come è riportato in Adele Cambria Blog - ha realizzato per Rai-Sat Album trentanove trasmissioni televisive sull’immagine della donna, andate in onda con il titolo E la Tv non creò la donna, con 80 ospiti, da Giovanni Berlinguer a Giosetta Fioroni. Sullo stesso canale, come riferisce ancora il suo Blog, realizzò tre trasmissioni sul Sud, con il titolo di Trittico meridionale, la prima dedicata all’antropologo Ernesto De Martino, ed intitolata La terra del rimorso, la seconda alla siciliana Maria Occhipinti, intitolata La rivolta dei non si parte, e la terza alla rivolta di Reggio Calabria, nell’estate del 1970, intitolata La rivolta e il professore. Più recentemente, nel 2011, ha curato una rubrica (Barbaricamente era il titolo) all’interno della trasmissione “Invasioni barbariche” condotta da Daria Bignardi su La7. Nella sua biografia pubblicata sul sito Zam.it si legge che la Cambria “ha raccontato la rivolta di Reggio dell’estate 1970, dove ha incontrato Adriano Sofri e, partecipando al progetto editoriale di Lotta continua, consentì con la sua firma di giornalista professionista, che il quotidiano politico del movimento potesse essere pubblicato”. Per questa sua “vicinanza” politica al gruppo “Lotta continua”, fu processata dopo l’omicidio di Luigi Calabresi, ma, alla fine, il processo per apologia di reato finì con un’assoluzione per mancanza di prove. Negli anni successivi aderì al Partito Socialista Italiano. Nella stessa biografia viene ricordata l’attiva sua partecipazione ai movimenti delle donne degli anni Settanta e la sua direzione di Effe, la prima rivista femminista italiana in vendita nelle edicole. Dal 1969 al 1999 ha collaborato con Noi donne, la storica rivista femminista nata nel 1944 e che ancora oggi viene pubblicata. Molte sono state le donne raccontate da Adele Cambria, come riferisce l’Enciclopedia delle Donne, attraverso interviste, narrativa e televisione, da Brigitte Bardot a Liz Taylor, da Soraya a Grace Kelly, da Anna Maria Ortese a Maria José, a Dacia Maraini. Con quest’ultima fondò a Roma, negli anni Settanta, il teatro femminista de La Maddalena. Oltre che grande giornalista, la Cambria fu anche autrice di testi teatrali e di molte opere letterarie, che possono essere così classificate:
Testi teatrali
Nonostante Gramsci (1975)
In principio era Marx (1978)
Marx, la moglie e la fedele governante (1981)
Il Lenin delle donne (1981)
La regina dei cartoni (1985)
Saggistica e narrativa
Maria Josè (Longanesi,1966)
Dopo Didone (1974)
Amore come rivoluzione - La risposta alle Lettere dal carcere di Antonio Gramsci (1976)
L’Italia segreta delle donne (1984)
Nudo di donna con rovine (romanzo, 1984)
L’amore è cieco (racconti, 1995)
Tu volevi un figlio carabiniere (1997)
Isabella. La triste storia di Isabella Morra (Venosa, 1997)
Storia d’amore e schiavitù (Marsilio,2000)
Nove dimissioni e mezzo. Le guerre quotidiane di una giornalista ribelle (Donzelli, 2010)
Istanbul.Il doppio viaggio (Donzelli,2012)
In viaggio con la zia. Con due bambine alla scoperta del mito in Magna Grecia (Città del Sole Edizioni, 2012).
Un cenno particolare meritano tra tutti i libri sopracitati, quelli che lei scrisse pochi anni prima della morte, tra il 2010 e il 2012. Al 2010 risale la pubblicazione presso Donzelli Editore dell’opera autobiografica Nove dimissioni e mezzo, “un libro autobiografico che racconta anche un pezzo di storia culturale, politica di costume dell’Italia”, scritto “con la verve della giornalista di vaglia, capace di informare e di divertire, con ironia e autoironia” (Gabriella Macucci), “il lungo flash-back di una donna che ha attraversato la storia degli ultimi cinquant’anni del giornalismo italiano, passando da una dimissione all’altra, talvolta cercata, talvolta subita” In Doppio viaggio a Istanbul, edito sempre da Donzelli nel 2012, la giornalista-scrittrice calabrese, tornata a Istanbul dopo quasi trent’anni, “scopre una città segreta, enigmatica, lontana dalle suggestioni del turismo di massa e ne svela misteri vecchi e nuovi con l’aiuto di tre descrittori d’eccellenza: due autori dell’Ottocento: Edmondo De Amicis, e il francese Pierre Loti. E, infine, il premio Nobel Orhan Pamuk” (S. Mazzocchi). L’ultimo suo libro, In viaggio con la zia, con due bambine alla scoperta del mito in Magna Grecia, edito nel 2012 da Città del Sole Edizioni, è “una ricostruzione dei personaggi femminili della storia antica volta a formare una coscienza storica dell’essere donna, che ne costituisce una sorta di testamento morale” (Enciclopedia on-line Treccani). Scrive Oriana Schembari in zoom sud.it che questo libro“è stato scritto per i ragazzi, anzi per le ragazze, allo scopo di esplorare attraverso il mito le tracce della storia e del sentire femminile”, ma, poi, “il risultato ha travalicato l’intenzione e quello che doveva essere un semplice libro di letture per le scuole medie è diventato, a detta di molti critici e scrittori come Filippo La Porta e Dacia Maraini, il libro più bello che la pioniera del giornalismo italiano al femminile abbia scritto”. Il romanzo racconta di una donna, protagonista delle lotte femministe degli anni ’70, che parte con le sue nipotine dodicenni per un viaggio nella terra in cui è nata, la Calabria, passando per la Sicilia, alla scoperta della mitologica Dea -il sacro femminino delle origini- nei luoghi della Magna Grecia. Adele Cambria ha ricevuto anche dei riconoscimenti per la sua attività di giornalista e di scrittrice: il Premio giornalistico Corrado Alvaro alla carriera nel 2008; il Premio Letterario Città di Palmi nel 2011. È morta a Roma, all’età di 84 anni, il 5 novembre 2015. Alla sua morte così scrisse di lei Carlo Parisi, segretario generale aggiunto della Federazione nazionale della stampa e segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria: “Con la scomparsa di Adele Cambria che ha sempre mantenuto vivo con la Calabria, sua terra d’origine, un viscerale rapporto d’amore, per le sue bellezze, e di odio, per i suoi mali, se ne va un pezzo di storia e del giornalismo e della cultura italiana. Una donna, ancor prima che una giornalista, singolare e d’eccezione. Una fuoriclasse della professione, che sicuramente non sarà dimenticata”
(cfr. giornalistitalia.it)
Nota bibliografica
Elisabetta Viti, Una narratrice in prima linea, “Il Quotidiano della Calabria”,13/06/2010, pp.18-19
Furio Colombo, Adele e il puzzle della memoria, “Il fatto quotidiano”, 26/10/2010
Marina Bisogno, L’autobiografia di Adele Cambria, “Leggere Tutti”, 01/09/2010
Gabriella Macucci, Adele Cambria racconta Adele Cambria, “Liberal”, 29/07/2010
Eduardo Di Blasi, Adele Cambria, collezione di addii, “Il fatto quotidiano”,20/07/2010
Donatella Coccoli, La giornalista ribelle, “Left”, 16/07/2010
Adriano Sofri, Piccola posta, “Il foglio quotidiano”, 15/06/2010
Nadia Tarantini, La dolce vita di Adele, “Leggendaria” n.89,01/09/2011
Rosalba Topini, Adele Cambria, la penna graffiante della Calabria, in “lariviera-online.com”
Silvana Mazzocchi, Nove dimissioni e mezzo. L’Italia vista da una cronista ribelle, “la Repubblica.it/Spettacoli e cultura”, 30/06/2010.