La scorsa settimana Carolina Girasole, già sindaca di Isola Capo Rizzuto in provincia di Crotone, è stata assolta anche in Cassazione.
Carolina ha fatto il sindaco con grinta e passione, sopportato gli arresti e quasi otto anni di calvario giudiziario con estrema dignità.
Goffredo Buccini nel suo libro "L'Italia quaggiù" l'ha indicata come una "eroina" dell'antimafia e una delle protagoniste d'un "nuovo corso" che vedeva alcune donne protagoniste sulla scena politica calabrese.
L'ho detto allora (e lo ribadisco ora) che l'impostazione di quel libro non mi ha trovato d'accordo. Ma è indubbio che l'amministrazione Girasole, dopo anni di inadempienze amministrative, ha segnato uno spartiacque. Per esempio, ha acquisito al Comune i terreni confiscati alla mafia e contribuito alla costruzione di una cooperativa di giovani per la gestione dei beni confiscati. Insomma, la sindaca di Isola ha creduto di poter rappresentare dignitosamente lo Stato in una terra sicuramente difficile e piena di insidie ma non solo, e non tanto, per la presenza della ‘ndrangheta.
La Calabria è una terra in cui una persona si può imbattere in una estorsione mafiosa con la stessa facilità con cui può essere condotta in carcere da innocente. Cosa che è successa a Carolina che, dopo un lungo periodo trascorso agli arresti domiciliari, è stato rinviata a giudizio per concorso esterno alla mafia.
L’unica accusa “concreta” contestata alla sindaca ed al marito consiste nel fatto che avrebbero contattato gli Arena per ottenere un appoggio elettorale.
Un falso che i giudici avevano già smontato nei precedenti gradi di giudizio ed oggi hanno riconfermato.
Giunto a questo punto sento che non c'è alcun bisogno di strappare le vostre lacrime descrivendo le scontate sofferenze d'una persona (in questo caso una donna) che di colpo perde la libertà e la serenità familiare. Pertanto, non vi parlerò della figlia o della vecchia madre. Non vi descriverò cosa può significare per una persona normale vivere quasi otto anni con l'accusa di concorso in associazione mafiosa sulle spalle.
Queste cose le sapete già così come sapete che, in Calabria, sono migliaia gli innocenti stritolati da una macchina perversa che, quasi mai, produce "giustizia".
Ed io non ho più la forza di continuare a denunciare i soprusi legali (ed illegali) con cui dobbiamo convivere. Non penso di aver combattuto contro singoli magistrati e meno che mai contro la magistratura. Di magistrati onesti e perbene ne ho conosciuti tantissimi così come ho conosciuto una minoranza di magistrati potentissimi rispetto a cui Mommo Piromalli o Ntoni Macrì sono stati degli angioletti.
Tuttavia, in un impegno che dura da sessanta anni e non privo di errori, ho inteso sempre combattere la degenerazione dello Stato nel Sud. Soprattutto in Calabria.
La Storia dimostra che quando lo Stato degenera diventa peggiore di qualsiasi associazione criminale perché può causare tragedie inimmaginabili.
Secondo me il travaglio della magistratura e l'impazzimento di tante procure è solo la punta dell'iceberg. Ed il caso della Girasole è solo uno dei tanti seri indizi di tale impazzimento. Purtroppo, la stampa calabrese è, salvo qualche nicchia, mera informazione di regime.
Si limita a raccontare le tragedie senza risalire alle cause. In casi come quello della Girasole versa lacrime ipocrite ad assoluzione avvenuta, senza voler comprendere che ci troviamo dinanzi ad un potere dello Stato (o quantomeno di una parte dello stesso) che ormai opera in difformità delle leggi e dei principi costituzionali. Ciò può succedere perché lo Stato, per come pensato dai Costituenti, è svuotato dall'interno.
La Politica avrebbe il dovere di porre rimedio a questo stato di cose ma è latitante, marginale, impaurita. Spesso vile. Parla di Fedez proprio perché inconsistente.
Ed allora la parola passa (passerebbe) a noi.
Ad ognuno di noi.
Ci sono momenti in cui l'indifferenza, la pigrizia, l'opportunismo diventano colpa. Anzi complicità. Questo è uno di quei momenti in cui ognuno è chiamato a scegliere da quale parte stare. Altrimenti "anche se vi credete assolti siete ugualmente coinvolti".
Da “La Riviera” settimanale della Locride, 9 maggio 2021