Pubblichiamo le parti 5-8, le parti 1-4 sono state pubblicate lo scorso 12 maggio.
- La Salute della donna dei bambini e delle bambine
La salute della donna in tutte le sue fasi e nel periodo della gravidanza, del parto e del puerperio, è un tema prioritario per la salute di una parte cospicua della popolazione e richiede investimenti, progetti, energie e un forte impegno istituzionale. La gravidanza e i primi anni di vita del bambino sono un momento particolarmente delicato, che necessita di particolare attenzione. Abbiamo, già, strumenti legislativi quali il P.O.M.I., l'Accordo Stato-Regioni del 16 dicembre 2010e il DPGR n° 28 del 2012, bisognerebbe implementare quanto previsto nei sopraindicati documenti.
Richiesta che facciamo con forza è una vera implementazione dei "Consultori Familiari" che allo stato attuale, tranne alcune encomiabili eccezioni, sono dei gusci vuoti privi di personale, di attrezzature medicali e, molte volte operano in locali fatiscenti che impediscono di sviluppare le attività del “Progetto obiettivo materno-infantile” (POMI), gli screening dei tumori femminili e, in integrazione con i Centri vaccinali, le vaccinazioni contro il Papilloma virus inoltre, chiediamo l'approvazione della proposta di Legge Regionale n. 240/10, già approvata dalla Commissione Sanità, che, tra l'altro prevede l'istituzione delle "Case di maternità" che darebbe la conduzione autonoma da parte delle ostetriche con risposte esaustive a territori dove il percorso nascita non è garantito.
Le donne calabresi chiedono strutture più rispettose per il percorso nascita e di essere protagoniste rispetto alla gestione del proprio parto, il tutto in un contesto di evoluzione della società dove le donne sono sempre più istruite. Il modello storico del paternalismo direttivo deve lasciare il posto al modello della partecipazione e dell'empowerment ben rappresentato dal P.O.M.I. Le donne sono oggi, giustamente, più esigenti!
Inoltre, riteniamo importante attuare nelle Aziende Sanitarie Provinciali e nelle Aziende Ospedaliere i percorsi assistenziali previsti dal DPCM 24/11/2017 “Linee guida nazionali in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza.”
- Gli Ospedali e l'Organizzazione a Rete
I rilevanti cambiamenti sociali, epidemiologici e tecnologici che stanno interessando la sanità con estrema velocità comportano una nuova organizzazione della Rete Ospedaliera; infatti, il progressivo innalzamento dell'aspettativa di vita e l'incremento delle patologie croniche che devono essere curate dalla Medicina Distrettuale, impegna i Presidi Ospedalieri a prendersi cura, quasi esclusivamente, delle patologie acute.
I progressi della tecnologia in campo sanitario, sempre in continua espansione, consentono di curare in modo più efficace, ma la difficoltà da parte della Regione di reperire risorse economiche per garantire l'efficienza del Servizio Sanitario Regionale tende a concentrare le tecnologie più costose presso alcuni ospedali. Nel contempo è necessario garantire presso i presidi ospedalieri spoke alcune tecnologie e determinati tipi di interventi.
6.1 L’Organizzazione a Rete
L'organizzazione "a rete" può essere una giusta risposta a una riorganizzazione della rete ospedaliera. Infatti, questo tipo di strutturazione concepisce la rete ospedaliera come un insieme di nodi collegati tra loro e prevede un coordinamento tecnico-scientifico tra gli ospedali che ne fanno parte valorizzando i Dipartimenti Ospedalieri delle Aziende Sanitarie Ospedaliere (ASO). In questa rete sarà garantita la qualificazione dei presidi ospedalieri di piccole dimensioni che potranno svolgere una funzione mono-specialistica, per esempio, nell'Area della Riabilitazione o nell'Area Oncologica per i trattamenti chemioterapici o in altre Aree, tenuto conto dei bisogni di salute del Territorio.
6.2 Il modello del Pendolo
Al fine di garantire una uniformità nella qualità delle prestazioni sanitarie erogate e della formazione e aggiornamento del personale sanitario, in special modo nei Dipartimenti chirurgici, in relazione alla disponibilità delle tecnologie necessarie per gli interventi, è fondamentale applicare il "Modello del Pendolo" che prevede lo spostamento dell'equipe medica o di singoli sanitari tra i diversi nodi della rete. L'organizzazione "a pendolo" sovverte l'idea per cui è il paziente che deve spostarsi per ricevere le cure più appropriate: con questo modello organizzativo sono le équipe sanitarie che si recano presso i vari ospedali per erogare particolari trattamenti sanitari.
A tal proposito, desideriamo ricordare che, come scrive la Treccani, "La Calabria è quasi esclusivamente montuosa con zone pianeggianti marginali e limitate […] di notevole importanza è il patrimonio boschivo che supera largamente quello delle altre Regioni del Sud [...] 404 sono i Comuni con molte frazioni sparse". Pertanto, la nostra proposta di Reti funzionali diffuse potrà garantire un accesso equo alle cure, fermo restando l'attuazione del D.M. 2 aprile 2015 n° 70 che prevede che le Reti per patologia che integrano l'attività ospedaliera per acuti e post-acuti con l'attività territoriale, con specifico riferimento alle Reti per l'infarto, per l'ictus, per la traumatologia e i punti nascita siano articolate fra loro.
Un forte richiamo va fatto alla mancata applicazione, nella nostra Regione, del D.M. 70/2015 per quanto attiene alla "Offerta Ospedaliera di posti letto" di cui la Rete Ospedaliera è carente; infatti, a fronte di una offerta attuale di posti letto per acuti pari al 2,42 per 1000 residenti, il D.M. 70/15 prevede il 2,78, mentre per i post-acuti sono previsti lo 0,65 di posti letto contro gli attuali 0,50 per 1000 residenti.
Questo allineamento al D.M. 70/15 consentirebbe di implementare, come più volte richiesto dai Ministeri affiancanti alla nostra Regione, le seguenti Reti:
- a) rete della Lungodegenza;
- b) rete Oncologica;
- c) rete Tempo-Dipendente;
- d) una riflessione a parte merita la rete della Riabilitazione che è bene non accorpare con la “Lungodegenza”, perché il rischio è di trascinare l’intervento riabilitativo verso una visione immobilistica e assistenziale di bassa intensità. La “Riabilitazione” deve essere orientata al raggiungimento di obiettivi specifici quali: l’autonomia, l’autosufficienza e la partecipazione alla vita sociale. In quest’ottica è fondamentale una forte integrazione tra la fase della degenza ospedaliera e il proseguimento del percorso riabilitativo sul territorio nell’ambito di una Rete virtuosa.
Un ragionamento a parte merita la Banca del Cordone Ombelicale della Regione Calabria, denominata “Calabria Cord Blood Bank”, istituita con la Delibera Regione Calabria n° 339 del maggio 2004 e che ha avviato ufficialmente l’attività di raccolta, validazione, manipolazione, conservazione e rilascio di cellule staminali cordonali dal gennaio 2006. La Calabria CBB fa parte della rete nazionale ITCBN (Italian Cord Blood Network) istituita ai sensi del D.Lgs 18/11/2009 e costituita da 18 Banche di cordone ombelicale attive sul territorio nazionale e autorizzate dal Ministero.
In Italia, la donazione del sangue cordonale è consentita a scopo solidaristico (da donatore volontario non familiare) e dedicato (familiare) secondo D.M. 18/11/2009, non comporta alcun onere economico per la famiglia e rientra nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).
Le cellule cordonali donate dalle mamme e raccolte subito dopo il parto, con una procedura semplice ed indolore sia per la mamma sia per il neonato, vengono conservate presso le banche pubbliche riconosciute dal Centro Nazionale Sangue (CNS) e Centro Nazionale Trapianti (CNT) del Ministero della Salute.
La criticità maggiore per mantenere l’attività della Calabria CBB è rappresentata dalla notevole carenza di risorse umane, poiché solo grazie a personale esperto ed adeguatamente formato è possibile aderire a protocolli di ricerca e studi alternativi nazionali quali:1) la Trasfusione di eritrociti da sangue cordonale nei neonati prematuri e 2) la produzione di siero collirio da sangue cordonale, protocolli già in uso in altri centri che operano secondo procedure standardizzate ed aderenti alle normativa nazionali ed internazionali.
Tornando alla Medicina Distrettuale, come affermavamo in precedenza, è necessaria una profonda "innovazione organizzativa" che garantisca il "Transitional Care", ovvero, le cure di transizione dall'ospedale al territorio.
Ciò sarà possibile se si realizzeranno le seguenti condizioni, che dovranno garantire:
1) accessibilità alle cure
2) continuità delle cure
3) integrazione delle cure
4) presa in carico della persona
attraverso la realizzazione di modelli assistenziali basati su "percorsi", cioè modelli flessibili in grado di rispondere ai nuovi bisogni quali la fragilità degli anziani, i disturbi del comportamento alimentare nei giovani, la tutela della salute mentale in età evolutiva (il 20% degli adolescenti e dei preadolescenti soffrono di disturbi psichici), le nuove dipendenze, in special modo le ludopatie.
Pertanto, l'incremento nella quantità e qualità di quelle che definiamo "Strutture Intermedie Assistenziali Territoriali" dovrà comportare l'aumento dei posti letto territoriali non solo nelle Case della Salute, ma negli Hospice, nelle Strutture Residenziali Psichiatriche di tipo 1 e 2, il ripensamento, alla luce dei nuovi LEA, di cui al DPCM 12 gennaio 2017, delle Strutture Socio-Riabilitative per interventi di "mantenimento e supporto sociale", l'attuazione di una rete capillare di Strutture Protette, di Centri Diurni, di Residenze Socio-Assistenziali di cui la Calabria ha fortemente bisogno. Ricordiamo che siamo inadempienti nel LEA attinente al numero di posti letto equivalenti per l’assistenza agli anziani in strutture residenziali ogni 1000 anziani che in Calabria sono pari a 3,41, contro lo standard nazionale che è superiore a 10 p.l., senza tener conto della regione Friuli-Venezia Giulia dove i posti letto equivalenti sono 26,02 per 1000 anziani residenti!
Una particolare attenzione merita l’istituzione e l’organizzazione della Rete Regionale Territoriale per le Demenze (RRD) in Calabria. Infatti, le demenze rappresentano un problema di sanità pubblica sempre più rilevante poiché sono correlate ad un alto grado di disabilità, hanno un considerevole impatto sociosanitario e coinvolgono quindi la società tutta. La Regione Calabria ha in questo momento una numerosità di abitanti pari a 1.956.687. Il tasso di prevalenza medio di demenza (7%) dei soggetti sopra i 65 anni ci dà attualmente circa 28.000 casi attesi.
L’approvazione del Piano Nazionale per le Demenze (PND - 2014) e il suo recepimento a livello regionale, attraverso il DCA 258 del 7 dicembre 2018, costituiscono un importante passaggio per lo sviluppo di una assistenza integrata, adeguata e confacente ai bisogni delle persone affette da demenza e dei loro familiari.
Gli obiettivi del PND tendono ad omogeneizzare gli interventi sul territorio e sottolineano come principali, gli interventi e le misure di politica sanitaria e sociosanitaria: la creazione di una rete specifica per le demenze e la realizzazione della gestione integrata; l’implementazione di strategie ed interventi per l’appropriatezza delle cure; aumento della consapevolezza e riduzione dello stigma per un miglioramento della qualità della vita
La Direzione Generale del Dipartimento Tutela della Salute e Politiche Sanitarie della Regione Calabria con la nota 302141 del 10/9/2018 ha costituito un Tavolo Tecnico finalizzato alla costruzione della Rete Regionale per le Demenze (RRD).
La prevenzione per le demenze, fino a qualche tempo fa considerata impossibile, ha oggi grande evidenza scientifica ed è legata inevitabilmente alla prevenzione delle patologie croniche, al contrasto ai fattori di rischio (cardio-cerebrovascolari e metabolico) e alla corretta implementazione di stili di vita salutari. È stato stimato che la riduzione dei sette fattori di rischio (obesità, diabete, ipertensione, inattività fisica, depressione, fumo, basso livello scolare) potrebbe ridurre dal 10 al 25% la numerosità delle demenze.
Per sviluppare questa azione è indispensabile inserire nei programmi (o piani) di prevenzione sia regionali che aziendali un’attenzione alla problematica degli anziani sopra in 65 anni, mettendo in opera, tra l’altro, stili di vita salutari (cammino, stimolazioni cognitive attraverso attività socializzanti).
L’obiettivo principale è quello di rendere possibile la presa in carico globale e continuativa del paziente con demenza e della sua famiglia attraverso una rete di servizi sanitari integrati con la rete sociale al fine di garantire le stesse opportunità di diagnosi, terapia, sostegno e cura per tutti i pazienti su tutta la regione. Il nodo principale della rete è costituito dal Centro per il Deterioramento Cognitivo e le Demenze (evoluzione delle precedenti Unità di Valutazione Alzheimer). Le UVA, nate con finalità riconducibili al solo monitoraggio dei trattamenti farmacologici, necessitano di una riorganizzazione, riqualificazione e rideterminazione, nel senso della numerosità, della multidisciplinarietà e specificità del personale.
Il medico di medicina generale riveste un ruolo chiave in tutte le fasi della malattia dementigena, dalla prevenzione, alla diagnosi, alla condivisione dell’approccio terapeutico e al monitoraggio del paziente, inoltre, è tenuto a formulare il sospetto diagnostico e ha un ruolo strategico prescrivendo sulla base dei sintomi manifestati dal paziente la procedura diagnostica appropriata ed attivando l’invio allo specialista per la definizione del percorso diagnostico e terapeutico.
Come già scritto nel documento, in tutta la Regione dovranno organizzarsi nuove forme aggregative: le AFT o Aggregazioni Funzionali Territoriali, e le UCCP o Unità Complesse di Cure Primarie, quest’ultime strutturate come un sistema integrato di servizi, parte fondamentale ed essenziale del Distretto. Nell’ottica di una medicina di iniziativa, è prevista l’attivazione del PDTA dei disturbi cognitivi che dovranno prendere in considerazione le Linee Guida redatte dal Tavolo Regionale Permanente per le Demenze dopo la costituzione della Rete Regionale delle Demenze.
Il Tavolo Regionale Permanente programmerà annualmente gli indirizzi della formazione specifica alla quale dovranno partecipare tutte le figure presenti nei CDCD e tutte le figure coinvolte nei vari percorsi assistenziali.
Altro grave problema in Calabria è da molti anni, nonostante le richieste delle Associazioni dei familiari delle persone affette da Dipendenze patologiche, una forte carenza di Comunità terapeutiche per soggetti con Doppia Diagnosi.
Altamente problematica è, infatti, la cura di tali pazienti che richiede tempi decisamente più lunghi in Comunità a Doppia Diagnosi, dal momento che in Calabria le risorse attualmente disponibili e il Piano di Rientro impedirebbero i ricoveri fuori regione, ricoveri dalla cui tempistica dipende la guarigione dei pazienti e la qualità della vita dei loro familiari e della stessa società che li accoglie. Altrettanto importante il problema della “assistenza post-riabilitazione” per la quale è necessario attivare percorsi di formazione di figure professionali ad hoc, in quanto dal buon esito di un serio programma post-riabilitativo spesso dipende la guarigione delle persone affette da dipendenze patologiche.
Tra i vari ritardi nella edilizia sanitaria desideriamo segnalare il mancato completamento del REMS (Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza) di Girifalco che sta comportando l'emigrazione sanitaria di questi particolari pazienti fuori regione dopo il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari grazie alle leggi 9/2012 e 81/2014, nonostante la Regione Calabria sia stata tra le prime a attuare queste importanti leggi di giustizia sociale con l'accreditamento del REMS di Santa Sofia di Epiro.
Nel Transitional- care merita una particolare attenzione l’assistenza da stazione remota dei pazienti in stato minimo vegetativo che, in Calabria, grazie al Progetto Oberon, sono una realtà che deve essere ulteriormente diffusa, consentendo l’assistenza domiciliare a persone ricoverate presso la Clinica Sant’Anna di Crotone o altri presidi ospedalieri.
- Piano Pluriennale di Investimenti- Piano Straordinario di Assunzioni
Nel corso di questi ultimi 10 anni di vigenza del "Piano di rientro" in Calabria si è assistito a un incremento del divario tecnologico e dell'adeguamento della Rete Ospedaliera ai moderni standard alberghieri, di sicurezza, di funzionalità ed efficienza.
La classe dirigente calabrese, nonostante il Programma di Edilizia Sanitaria e di Innovazione Tecnologica finanziato con l'articolo 20 della legge n°67/1988, dalla legge n° 135/1990, dalla legge n° 450/1997, dalla legge n°448/1998, dalla legge n°39/1999, dall' Accordo di Programma integrativo del 2007 (quattro nuovi ospedali), dalla legge n°9/2012, dai Fondi Europei e dai finanziamenti erogati dall'INAIL, ha sprecato una grande occasione per ridurre il gap con le regioni del Nord, esponendo i calabresi, ultimamente, a una gogna mediatica che una politica competente avrebbe potuto risparmiarci.
La stesura definitiva della Legge n. 60 del 2019 “Misure Emergenziali per il Servizio Sanitario della Regione Calabria e altre misure urgenti in materia sanitaria” vincola 82.164.205, 00 di euro, risorse previste dall'articolo 20 della legge n°67 del 1988, di cui 44.454.205,00 di euro per la sostituzione di tecnologie obsolete e 37.710.000,00 di euro per il potenziamento delle attrezzature medicali. Il finanziamento è esiguo sia per i presidi ospedalieri che per le strutture territoriali che questo Piano di acquisti non prevede.
Da tempo, chiediamo un "Piano Pluriennale di Investimenti" per l'ammodernamento tecnologico e l'accelerazione della costruzione dei nuovi ospedali già finanziati che pastoie burocratiche o il fallimento della impresa aggiudicatrice hanno bloccato (Ospedale della Piana) su cui il Ministero dello Sviluppo Economico dovrebbe, da tempo, assumere le opportune iniziative. Nella Legge è previsto che il Commissario per il Piano di rientro predisponga un “Piano Triennale Straordinario per l’edilizia sanitaria e per l’adeguamento tecnologico”, riteniamo positivo quanto previsto, ma ci preoccupa che non sia stata stabilita una data entro la quale il “Piano” dovrà essere approvato e operativo. Chiediamo, a tal proposito, al Generale Cotticelli un “Crono-programma” chiaro, affinché ai calabresi sia risparmiata l’ennesima delusione già subita a proposito dei “Fondi finalizzati per i nuovi ospedali” o per le “Case della Salute” o per gli “Hospice” o per “Attrezzature medicali” e altro di cui l’elenco è lungo.
La Calabria, su questi finanziamenti, ha subito con la connivenza di alcuni calabresi “esperti lombardi, emiliani, romani e di altre realtà regionali” senza che un mattone fosse posato!
Inoltre, è fondamentale attuare un "Piano Straordinario di Assunzioni", per rispettare gli standard delle dotazioni organiche previste dalla vigente normativa, per favorire il trasferimento delle conoscenze dagli operatori più anziani ai più giovani, per ridurre l'età media di medici e infermieri, per rispettare le direttive europee sui turni di lavoro, per valorizzare le risorse umane con il superamento del precariato e per adempiere ai LEA, infatti il ritardo, per esempio, superiore alle 48 ore con cui sono operati il 70% degli ultra 65enni per frattura della testa del femore è dovuto, tra l'altro, alla carenza di anestesisti e ortopedici.
- La Sanità Digitale
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) con le “Linee guida sulla salute digitale” e il Ministero della Salute con vari documenti hanno posto con forza l’attenzione sulla “sanità digitale” alfine di migliorare notevolmente le prestazioni sanitarie e ridurre i costi del Servizio Sanitario, purtroppo, anche su questa problematica, la sanità calabrese si è dimostrata carente. Pertanto, richiamiamo l’attenzione della Struttura Commissariale e del Dipartimento Tutela della Salute perché, finalmente, venga attuato il Fascicolo Sanitario Elettronico, la Dematerializzazione della ricetta sanitaria e la Digitalizzazione dei Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA) come primo passo verso un futuro digitale della tutela della salute che migliorerà la vita del paziente e renderà più efficiente il Servizio Sanitario.
In conclusione, auspichiamo, nell’interesse della Comunità calabrese, che la sanità non sia un campo di battaglia tra le forze politiche per conquistare un potere che fino ad oggi ha prodotto danni economici, sociali e lutti ai calabresi; la tutela della salute è responsabilità di tutti, pertanto, chiediamo al Governo Nazionale e Regionale e alle forze politiche presenti in Consiglio Regionale di metter da parte ogni interesse di fazione e, coinvolgendo le forze sociali, approvino, prima delle elezioni regionali una RIFORMA della SANITÀ, secondo il modello organizzativo (ASO e AST) descritto nel “Manuale per una riforma della sanità in Calabria”, riforma che manca alla nostra regione da 15 anni, attuiamo, finalmente, in Calabria l’articolo 32 della nostra Costituzione!