Ci risiamo, altro furto. Sappilo: ti stanno condannando a rimanere povero, brutto e cattivo.
No, non è la “solita” storia di Garibaldi etc. accade adesso: storia attualissima che -se andrà come non deve- magari tra qualche anno avrai il coraggio di chiamare “vecchia” anche questa.
Come se gli avvenimenti economici fondamentali della vita dei paesi non avessero alcun valore sui decenni e i secoli a seguire degli stessi. Come se veramente -idea che barbaramente nel tempo ci è stata istillata- al Sud molte cose non funzionino per via di un nostro problema genetico.
È fatto oggettivo che all’Italia, nella ripartizione dei fondi del Recovery, è spettata la fetta più grande. Il motivo -dice mamma Europa- è eliminare il gap nord/sud. Un po’ come fu fatto con la Germania dell’Est, i criteri sono: densità demografica, tasso di disoccupazione medio e livello più basso di PIL pro capite.
Risultato? Al Sud spetta quasi il 70%.
Di destra, sinistra, centro, apartitico e apolitico, conta poco. Se sei meridionale devi essere messo a conoscenza e -se non farai qualcosa in questo preciso istante- domani non avrai alcun diritto di lamentarti.
Come un figliastro della peggiore matrigna, da meridionale, ti viene concesso il contentino anziché un trattamento uguale a quello che ricevono i tuoi fratelli.
Il ministro di turno (bada bene, non importa a quale partito appartenga) ha comunicato -manifestando anche soddisfazione- che a noi spetta il 40%, in barba al buon senso, prima che ai criteri stabiliti dall’Europa. Le è mancato il coraggio di dire, però, che sono stati presi ulteriori 21 miliardi dal fondo sviluppo e coesione destinato al mezzogiorno -in forma d’anticipo- per destinarli ad altre spese (inutile dirvi destinate dove…) con l’impegno che questi saranno restituiti all’arrivo dei fondi europei MA a patto che (udite udite!) in quel frangente vi sia presenza di ritorni macroeconomici.
Pensaci… lo sanno pure i bambini che un nord sempre più ricco -in tema di ritorni macroeconomici- la spunterà in ogni caso.
Il governo dove tutti stanno dentro (guarda caso quando c’è da spartire la torta grossa) -con la complicità dei nostri politici politicanti- non solo sta sottraendo al Sud oltre 60 miliardi, ha pure trovato il modo di farne scomparire altri 21.
In buona sostanza al Sud andrà -se tutto va bene (con questi non si sa mai…) - tra i 20 e i 40 miliardi e ci saranno stati sottratti oltre 80 miliardi!
Di qui a breve vedrai cantieri aperti, qualcosa che si “muove”, sembreranno “soldi a pioggia” e ti basterà perché è facile far sembrare “tanto” un “poco” a chi non ha mai avuto niente. Non ti accorgerai, quindi, che ti è stata data una spinta per andare a passo d’uomo, mentre i soliti continuano a correre accelerando col tuo carburante.
Così, dalla questione meridionale non ne usciremo più anche per colpa tua che, nel momento in cui avresti dovuto fare qualcosa, sei rimasto fermo o, peggio, ti sei distratto.
La voce di uno è debole, ma se unita a quella di molti -magari tutti- diventa autorevole.
Giorni fa abbiamo festeggiato la Liberazione, quella avvenuta grazie ai partigiani che -a differenza del pensiero comune- appartenevano a diverse correnti politiche. Uniti -in quel caso- sotto un unico valido e nobile obbiettivo. Ma cosa significa partigiano, se non prendere parte a qualcosa? L’opposto di rimanere fermi e subire. I primi partigiani in Italia furono i resistenti all’invasione e lo scippo sabaudo a discapito delle regioni del Sud. Loro, ahinoi, non ce la fecero e li chiamarono Briganti. Almeno, però, ci provarono.
Tu perché sei inerme mentre vieni nuovamente privato della libertà di avere un futuro dignitoso nella terra in cui sei nato? Perché non ti schieri, non ti movimenti, non ne parli con gli amici (magari sostituendo il discorso al solito “non c’è futuro qui”)? I tuoi figli, o quelli che vorrai avere -se resti a guardare- quando saranno grandi andranno a lavorare/vivere fuori e piangerai lacrime amare. E tu -che dici disperatamente di voler tornare- cosa ci fai immobile ad aspettare che, chi ti ha sempre tolto, oggi ti dia qualcosa senza che sia richiesta e pretesa?
Ti sento parlare di vicissitudini sanitarie, mentalità da cambiare, strade impercorribili, servizi scadenti, criminalità organizzata, ma non ti vedo attento sul motivo principale di tutto questo: ovvero che ti stanno fregando oggi come ti hanno fregato ieri.
La sanità disagiata (non tutta, nonostante quanto ci viene sottratto) è figlia di una errata ripartizione delle risorse. Idem per la mancanza di infrastrutture. Attento, quindi, a non esclamare istintivamente che i soldi arrivano e li facciamo scomparire. Altro fatto -da quanto si evince da inchieste e condanne- oggettivo: la Lombardia è la regione dove più in Italia viene rubato in campo sanitario, eppure funziona. Perché? Hanno molti più soldi sia da rubare che da gestire, oltre quelli che ricevono dalle regioni del Sud per le cure dei nostri malati che non possiamo curare qui per via, appunto, della mancanza di risorse e, a volte, per un pregiudizio iniziale degli stessi, quest’ultimo figlio di campagne mediatiche scandalose e interessate.
Così come la mentalità -e ti invito a stare attento a non generalizzarla, altrimenti una parte potresti rimpiangerla- e la criminalità organizzata, non sono forse conseguenza di una condizione sociale nella quale siamo stati volutamente lasciati?
Nel dopo guerra, poco più di 70 anni fa, ci spettava la fetta grossa del piano Marshall e non ci fu data: il nord si prese circa l’85%. I risultati sono tutte quelle cose per le quali oggi ti lamenti.
Ora c’è una nuova occasione, di quelle che ricapita tra altri 70 anni (forse…). Perché non lottare per avere nient’altro di più che quello che è nostro diritto ricevere?
Facciamoci sentire, a prescindere dalle individuali idee politiche: “#recoveryFurto il Nord sta sottraendo al Sud oltre 80 miliardi” deve arrivare in ogni angolo d’Italia e d’Europa, nelle pagine della presidenza del consiglio italiano ed europeo, in quelle dei ministri, sui giornali, sulla bocca della gente fino ad oggi meno interessata o per nulla informata.
Senza indietreggiare di un centimetro.