Da lettore senza tecnica, governato dall’istinto, mi avventuro in una recensione. Che, appunto, sarà senza tecnica.
Solo istinto.
E sentire. D'altronde, il libro richiama nel titolo, appunto, il sentire.
“Fil Rouge, storia di un vissuto e di un sentire” è un libro scritto da una giovane autrice, Antonella Ammendolia.
Quando una giovane scrive ci dobbiamo inchinare. Esattamente come fa, delicatamente, l’anarchico dott. Ferrari, che abita le pagine.
Le abita, tuttavia, da ospite. Perché la padrona di casa è Giulia.
Infatti, la padrona di casa irrompe in un romanzo storico facendone un inno alla autodeterminazione, alla resistenza, alla vita.
La propria vita, difficile, per come può essere difficile la vita di una donna che più di un secolo fa non accetta il ruolo di ornamento.
Giulia non accetta di essere l’ennesima medaglia al petto del marito. Che facilmente si deduce essere un militare.
Un filo rosso, appunto, un Fil Rouge, la lega ad un intellettuale anarchico non violento che cura la mente, e la legge.
Un filo rosso che nulla potrà sciogliere.
Sullo sfondo, l’Italia a cavallo tra il 1800 e il secolo successivo, l’assassinio di Umberto I, il Vate e la Repubblica del Carnaro.
Tutto ciò che aprì la strada al fascismo, e ancor prima, alla Prima guerra mondiale.
Ma non è un romanzo di guerra.
I romanzi non vanno necessariamente incapsulati in categorie. Sarà il lettore a definirli, leggerli viverli.
Il libro mi è piaciuto anche perché Giulia avrebbe potuto chiamarsi Antigone.
È un libro ribelle, attuale, un invito a non accettare vite decise da altri, a percorrere strade nuove, a lasciarsi andare all’amore quando si manifesta.
Perché l’amore non lo troverete mai nei fogli Excel, ma soltanto dove osa l’istinto, il coraggio, la ribellione.
L’amore percorre sentieri di spine e rocce, e si ribella al disamore.
Che non è il suo contrario, ma un luogo oscuro dove le tenebre dell’indifferenza e del dominio cercano di schiacciare chi ama.
Il disamore schiaccia e l’amore libera.
Giulia, mentre l’Italia freme di giustizia sociale, percorre la via dell’affermazione.
E trova realizzazione professionale.
A tutt’oggi, Giulia è un manifesto per molte donne che, oppresse dal disamore, si vedono negate la giusta strada da chi dice di amarle.
Ma c’è sempre una via giusta, oltre la paura.
E Giulia non ha paura. E la percorre.
Il mio destrutturato istinto mi dice di fermarmi qui, altrimenti rischio di rendere note troppe cose.
Posso solo consigliare di leggere il libro, “Fil Rouge, storia di un vissuto e di un sentire”, della giovane autrice Antonella Ammendolia, pubblicato da una casa editrice libera.
Dove, per caso, ho scritto anch’io.
Antonella Ammendolia, Fil rouge storia di un vissuto e di un sentire,
Città del Sole edizioni 2022, pagg. 240, € 15,00.