Roberto Oliveri del Castillo ha scritto una bellissima prefazione al mio recente libro “ILVA, lavoro e bugie contro salute e verità”, che si conclude con l’invito ad acquistarlo. Non so se qualcuno abbia seguito il suo invito, ma spero che qualcuno segua il mio. Infatti anche lui è scrittore part time e ritengo che vi siano ottimi motivi per leggere il suo ultimo romanzo dal titolo “INDAGINE SU UN BURATTINAIO” pubblicato da Città del Sole edizioni, che narra le vicende di un procuratore capo, Cabron, e della banda di bravi che lo attornia, in una provincia lontana dall’Italia, perchè da noi storie simili non possono succedere (naturalmente questa è una ambientazione forzata, si potrebbe definire come territorio pindarico). Entrambi non scriviamo per interessi economici ma per diffondere le nostre idee che sono molto simili. Quello che mi ha colpito maggiormente leggendo il suo romanzo è una evidente analogia di intenti che ci ha spinti a scrivere i due libri. Sebbene di diverso genere ( il mio è un saggio documentato su un argomento specifico ed il suo un romanzo nel quale fantasia e realtà si intersecano) entrambi abbiamo preso le mosse da una esperienza di vita vissuta in prima persona, nella pubblica amministrazione da me, nella giustizia da lui. Con il mio libro io ho cercato di fare emergere tutta la verità su ILVA, eppure devo ammettere che con il suo romanzo Roberto è riuscito a fare molto meglio nel campo della giustizia perchè il suo è un romanzo intriso di filosofia.
“In quanto pensiero del mondo la filosofia appare soltanto dopo che la realtà ha compiuto il suo processo di formazione e s’è bella e assestata” (Hegel, Filosofia del diritto, 1820) .
Questo assestamento è oggi sotto gli occhi di tutti, ma viene da lontano. Roberto lo ha appreso filosoficamente e ora ce lo narra in un modo che ci colpisce perchè i protagonisti del romanzo sono figli dei nostri tempi, vivono in una realtà tangibile che spesso supera la fantasia.
Nella sua nota introduttiva Roberto scrive:
“Il potere ha molte facce, tutte vere, che dipendono dagli uomini che ne incarnano le manifestazioni esteriori. Ma l’essenza più intima, più autentica, è sempre un volto mostruoso, selvaggio, anarchico, incapace di sottostare a regole e misure. Incapace di giustizia ed equità. Solo secoli e secoli di accorgimenti giuridici e politici hanno provato a mettere in equilibrio la tendenza anarchica del potere ad assolutizzarsi e straripare per ogni dove. E allora, quando da qualche parte, politica e giustizia, e gli uomini che la incarnano, entrano in corto circuito e si accordano, con corruzioni morali e materiali, per servire il potere e abbassare le barriere di protezione piuttosto che per arginarlo e controllarlo a tutela della collettività, accade che la vita delle persone sia indifesa, esposta, retrocessa a ‘nuda vita’, pura biologia alla mercé di chiunque, nuovamente in uno stato primordiale in cui homo homini lupus.
In questi casi c’è solo da sperare che qualche minima parte dei meccanismi politici, giudiziari e istituzionali, qualche piccolo ingranaggio, non sia totalmente compromesso, e prima o poi ritorni a funzionare nel modo corretto, per interrompere il corto circuito e tornare a imbrigliare il Leviatano.
La speranza è che prima o poi arrivino nuovi Perseo a tagliare la testa alla Medusa, il vero volto del potere, che minaccia l’ordinato svolgimento della vita civile e le nostre collettività, affinché, prima che sia troppo tardi, la maschera mostruosa
dietro la quale si celano i potenti sia svelata e messa all’indice della società.
Questa operazione di disvelamento, tuttavia, non spetta all’eroe di turno: spetta a tutti, se vogliamo essere cittadini e non sudditi.”
Il romanzo di Roberto ha un lieto fine. Il male viene sconfitto ed il bene, dopo aver pagato un alto prezzo, trionfa. Eppure il lettore non ne esce con l’animo sollevato. Perchè si rende conto che è una vittoria effimera ed episodica e che personaggi come il procuratore Cabron sono costantemente all’opera e nulla potrà fermarli se non saremo capaci di alzare la testa (ed il pensiero) .
Gli argomenti che l’autore richiama sono tanti. Fra questi uno mi è molto caro ed è quello della trasparenza, la cui assoluta mancanza sta alla base di tanti italici misfatti, ILVA compresa. Lui fa dire al personaggio che rappresenta il bene che
“Il bugiardo è il cattivo nemico della società umana. Egli, mentendo, commette un grande crimine e rovina la società. La menzogna può infatti essere paragonata a una sostanza stupefacente che annienta le capacità intellettive e cela la verità, o a una bevanda alcolica che inebria e impedisce all’intelletto di discernere il bene dal male.”
Leggendo il romanzo a un certo punto mi sono venuti i brividi.
Chi parla è Cabron: ”«Sì… ma se ora diffondo la notizia del ritrovamento di materiale di stampo terroristico, dovrò trasmettere gli atti alla procura di Tabernas,
l’ufficio distrettuale competente! E io perderò il fascicolo! Maledizione!» disse sbattendo i pugni sul tavolo come se qualcuno fosse pronto a rubargli il giocattolino nuovo. Quindi, dopo un attimo di riflessione, proruppe: «Non c’è tempo da perdere! Devo chiamare immediatamente il capitano Guarrero e dirgli di non fare alcun riferimento, nei verbali di sequestro, al materiale jihadista
trovato in possesso di quei due, almeno per ora! In questo modo avremo il tempo di continuare le indagini a modo nostro, e il fascicolo resterà a me!» Il capitano Guarrero obbedì agli ordini senza fiatare”.
Diavolo, avevo trovato la spiegazione a uno dei misteri che avvolgono il processo “Ambiente svenduto”! Ma mica potevo scriverlo nel mio libro non avendone la prova. E che avrei avrei dovuto scrivere? Come ha affermato il giudice Roberto parlando di Cabron, risulta che lo stesso sia avvenuto a Taranto? Figuriamoci le querele che sarebbero piovute! La prossima volta prenderò l’esempio ed ambienterò il prossimo libro in un'altra nazione. Appello agli amici. Condividete questo articolo, magari qualcuno si convincerà che è meglio leggere un’opera seria piuttosto che il nulla dei libri di Palamara e Casalino.
Recensione di Maurizio Rizzo Striano
Roberto Oliveri Del Castillo, Indagine su un burattinaio, Città del Sole edizioni, 2020, pagg. 240, € 18,00