Come l’ironia si trasforma in raffinata arte dell’umorismo. Cristo si è fermato ad Eboli, Hopper ad Archi e se Coelho si ferma sulle sponde del fiume Petra e si mette a piangere, Barbaro guardando lo stretto di Messina si mette a ridere; due titolazioni a parodia di due grandi classici delle letteratura moderna che denotano acume intellettivo, prontezza, scioltezza di linguaggio insaporito e reso unico da termini dialettali diretti e immediati senza i quali la descrizione non avrebbe la stessa valenza e lo stesso “sapore”.
L’autore, cristone per professione presso il cimitero di Archi, la sua città, lascia trasparire un forte temperamento, spiccato senso dello humor e capacità di compenetrazione con l’ambiente e la sua gente semplice, umile; bellissimi ricordi di gioventù ripercorrono tra le pagine, giorni trascorsi in mezzo alla natura incontaminata e verdeggiante delle colline in primavera o del giallo acceso delle ginestre, dei limoni, con spirito goliardico in compagnia di amici.
Racconti scintillanti, vulcanici che rimangono impressi anche a distanza di tempo proprio per immortalare attimi unici che una volta narrati possono rientrare nella tradizione orale di un piccolo centro baciato dal sole e dal mare proprio come nel dipinto di Hopper, Hills, South Truro scelto per la copertina.
Se apparentemente questo viaggio narrativo riporta piacevoli e ilari frammenti del passato, altresì battute o avvenimenti tragicomici da strappare un sorriso, tale leggerezza è anche da intendere con la sensibilità di chi guarda al passato con malinconia e dolcezza.
La recensione è di Simona Masciaga