Gli Stati Uniti hanno negato l’ossigeno a Cuba nel momento più critico della pandemia, proprio quando l’impianto di produzione del paese aveva un’avaria. Foto: Ricardo López Hevia
Fuori da Cuba, c’è chi pensa che il blocco sia solo una giustificazione per gli «errori commessi dal governo del paese», e che sarebbero invece la causa del millantato fallimento del modello economico socialista.
A Cuba c’è chi sostiene che i danni di questa politica sono «più un’invenzione che altro», ma è certo che nonostante alcune carenze dell’economia cubana, l’impatto del blocco è reale e supera quello che può essere contabilizzato.
Lo stesso Lester D. Mallory, ideologo di questa politica genocida, non immaginava che la sua idea sarebbe durata così a lungo. Non deve aver nemmeno immaginato che i cubani avrebbero resistito così tanto alla sua macabra creazione.
Nelle reti e per le strade le persone si chiedono: Una confezione di pollo con la bandiera nordamericana nella Cuba bloccata? La nave Century Royal con 10 mila tonnellate di grano da Nuova Orleans verso Cuba? E il blocco, esiste davvero o è solo un racconto?
Non è raro e non è una novità che Cuba acquisti un limitato numero di prodotti negli Stati Uniti: lo permette la Legge di Riforma delle Sanzioni Commerciali e Ampliamento delle Esportazioni del 2000, che autorizza l’esportazione di alcuni prodotti dell’agricoltura a Cuba, ma solo con il pagamento anticipato e in contanti, senza finanziamenti da parte degli Stati Uniti, una condizione che si pretende solo da Cuba. La stessa legislazione proibisce i viaggi degli statunitensi con fini turistici a Cuba, e definisce il turismo come una qualsiasi attività relazionata ai movimenti da e verso Cuba, unico Paese che subisce ancora questa limitazione.
Delle 243 misure applicate da Trump, 55 erano state dettate durante la pandemia, nel mezzo di una tremenda crisi economica e sanitaria globale, rinforzando l’intenzione del blocco di ucciderci.
Come se non bastasse, hanno impedito che a Cuba arrivasse ossigeno medicinale proprio nel momento in cui andò in avaria l’impianto di produzione principale.
A sole 90 miglia, preferiscono vederci morire, gli stessi che si presentano come amici e salvatori del nostro popolo e poi accusano il Governo cubano d’incapacità. Il nostro vicino potrebbe essere il nostro mercato naturale, se non esistesse il proposito evidente di farci arrendere per crisi di materie prime.
Ora guardiamo il tema dall’altra riva. Ogni anno, Cuba riceve milioni di turisti e senza dubbio nessuno di questi è statunitense perché per viaggiare a Cuba occorre rientrare in una delle 12 categorie che danno la licenza di viaggiare, Questa è la democrazia «all’americana».
La Repubblica Popolare Democratica della Corea, la Siria e l’Iran, nazioni considerate dalla Casa Bianca tra i suoi principali nemici, o il Vietnam, con cui combatterono una guerra che costò la vita a 58220 nordamericani, non sono vittime di queste condizioni. Per questi Paesi c’è solo una raccomandazione del Dipartimento di Stato a non viaggiare. La proibizione, per legge, è un’esclusiva riservata a Cuba dal 1996, anno in cui fu approvata la legge Helms-Burton.
Inoltre, per via d’un capriccio politico, si impedisce a diverse compagnie degli stessi Stati Uniti di operare investimenti a Cuba, nonostante il loro forte interesse.
Non si deve andare molto lontano per sentire sulla propria pelle gli effetti del blocco: Nuevitas, la fabbrica dei fertilizzanti, necessita per produrre a tutta capacità un volume d’ammoniaca che non possiamo importare perché le poche navi specializzate in questo trasporto non vogliono fare affari con Cuba per non rischiare sanzioni dagli USA, e quando ci riescono, i prezzi sono molto elevati.
La stessa cosa succede con centinaia di navi cisterna e super-cisterna di combustibile che solcano il Mare dei Caraibi. Qualsiasi nave potrebbe attraccare in questo paese se non scattasse poi il divieto di 180 giorni di attraccare in un porto nordamericano.
Quando si tratta del blocco, non posso smettere di pensare al mio braccio destro che potrebbe avere una maggior mobilità se, quando ne ebbi bisogno alocuni anni fa, Cuba avesse potuto acquistare regolarmente la tossina botulinica (Botox) da usare come rilassante muscolare. Invece di scrivere questo articolo con una sola mano sulla tastiera, forse avrei potuto usare anche la mano destra, come fa la maggioranza dei miei colleghi. Il Botox, quando arrivava da Paesi terzi, costava 470 dollari, mentre a sole 90 miglia dalle coste cubane non costava più di 100 dollari.
Il blocco non è un trattamento selettivo che colpisce i rivoluzionari, ma danneggia tutti, compresi i bambini di pochi mesi. Come ogni azione di guerra psicologica, il blocco lascia intendere ai cubani che la vite si può sempre stringere ancora un po’. Questo è il motivo per cui si pongono dei limiti ai viaggi e agli acquisti: che si sappia che i limiti possono sempre essere abbassati.
A noi, finché esisterà non resta altra alternativa che cercare di svilupparci creativamente, con intelligenza e ironia, e questo lo sappiamo bene, ma non possiamo non denunciare che l’obbiettivo del blocco è ucciderci.
Jorge Enrique Jerez Belisario e GM per Granma Internacional, 31 ottobre 2023