Figec Cisal e Uspi hanno aperto ieri, a Roma, le trattative per il nuovo contratto nazionale di lavoro giornalistico e per la regolamentazione dei rapporti di lavoro di natura redazionale nei settori della comunicazione e dell’informazione periodica locale e on line e nazionale no profit che assorbirà, integrandolo, l’attuale Protocollo d’intesa Uspi-Cisal scaduto il 31 ottobre scorso.
Nella sede di Salita San Nicola da Tolentino, alla presenza del segretario generale della Cisal, Francesco Cavallaro e del segretario generale di Cisal Terziario, Vincenzo Caratelli, si sono incontrate le delegazioni della Figec Cisal, guidata dal segretario generale Carlo Parisi con i componenti della Giunta esecutiva Gaia Marnetto, Giuseppe Mazzarino e Pierluigi Roesler Franz, e dell’Uspi, guidata dal segretario generale Francesco Saverio Vetere con il responsabile dei rapporti istituzionali Alessandro Astorino e la coordinatrice della Segreteria Generale, Irene Vitale.
Figec Cisal e Uspi hanno, innanzitutto, rivolto un sentito ringraziamento a Cavallaro e Caratelli per il Protocollo d’intesa biennale sottoscritto, appunto, il 17 ottobre 2020 da Uspi, Unione Stampa Periodica Italiana, fondata nel 1953, che riunisce mille editori di 3mila testate periodiche e on line, e Cisal, Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori, costituita nel 1957, che con oltre 1 milione 400mila iscritti è la più importante organizzazione sindacale autonoma d’Italia.
«Oggi – ha dichiarato Francesco Cavallaro – rimarchiamo quella che due anni fa ha rappresentato una svolta rivoluzionaria per la ripresa del mondo giornalistico–editoriale. Un contratto tagliato su misura per le dimensioni dell’editoria attuale per proteggere i giornalisti e i lavoratori del settore, assicurando loro le garanzie previste dalla legge. Un contratto già applicato da decine di testate nazionali e locali che ha permesso e permetterà sempre più, grazie alla forte spinta e capillarità territoriale della Figec Cisal – articolata a livello provinciale – di lasciarci alle spalle un annoso declino in un settore privato di strumenti contrattuali in grado di soddisfare le esigenze dei giornalisti garantendo loro un livello occupazionale presente e un futuro lavorativo dignitoso».
Il tavolo delle trattative per il contratto Figec Cisal – Uspi
«Il Contratto – ha sottolineato il segretario generale della Cisal – non ha limitazioni: si applica a tutti i soggetti producenti informazione e comunicazione senza nessun tipo di discriminazione. Condizioni non da poco, anzi più che dignitose per i giornalisti e decisamente sostenibili per le imprese editoriali, soprattutto date le fake news diffuse secondo cui le agevolazioni per le assunzioni dei giornalisti previste dal Fondo straordinario per l’editoria siano applicabili solo ai giornalisti assunti con i contratti storici».
«A due anni dalla firma dello storico accordo, – ha spiegato, dal canto suo, Carlo Parisi – grazie alla nascita della Figec, Federazione Italiana Giornalismo Editoria Comunicazione, il Protocollo Uspi-Cisal è pronto ad un ulteriore salto di qualità per garantire sostenibilità e sviluppo ad un settore, già messo a dura prova dalla crisi economica e sanitaria, nel quale aziende e lavoratori devono essere messi nelle condizioni di assicurare un servizio essenziale per i cittadini, qual è appunto il diritto di essere informati da operatori dell’informazione e della comunicazione adeguatamente tutelati contrattualmente e professionalmente».
«A due anni dalla firma del contratto Uspi-Cisal – ha concluso il segretario generale dell’Uspi, Francesco Saverio Vetere – abbiamo potuto riscontrare l’enorme successo in tutti i settori della nostra iniziativa. Ora nasce l’esigenza di ulteriori sviluppi intesi a regolamentare l’intero settore editoriale e a dare tutele e garanzie al comparto sulle figure giornalistiche e in generale di produzione di contenuti informativi con ogni mezzo. Il nostro contratto dovrà essere frutto di una capacità di visione che finora è sempre mancata da parte di associazioni che pretendono di rappresentare il settore. Forse è il momento di superare una concezione associativa fondata su attività lobbystiche che arricchiscono pochi e impoveriscono l’intero settore».