Contro il "Ponte" di Salvini ereditato da Berlusconi ci sono (per diverse questioni tecniche/giuridiche/
C'e' pure un'azione civilistica interdittiva al tribunale delle Imprese a Roma.
Ci sono state istanze di chiarimenti e di "accesso agli atti" dirette alla Società Stretto di Messina Spa (morta e rediviva), alle capitanerie di porto, alle autorità portuali del territorio, al Ministero dei trasporti, a quello dell'Ambiente.
Sono state inoltrate osservazioni critiche ai Comuni di Reggio, Villa, Messina, alla Commissione VIA /VAS. E' stata chiesta chiarezza e intransigenza ai consiglieri comunali coinvolti, e' stata presentata una "mozione" a Reggio per chiedere la sospensione di tutto l'iter, per fermare la macchina in corsa prima di andare a sbattere. Nessuno potrà dire, domani, non sapevamo, non avevamo capito, non abbiamo colpa.
La prima ruspa in azione, il primo cantiere aperto, la notifica della dichiarazione di pubblica utilità agli espropriandi fiaccati dalla minaccia in corso, certificherà il fallimento di tutti gli Enti e i soggetti coinvolti !
Sancirà l'atteggiamento erroneo di chi, ancora oggi, chiede di non agitare i cittadini, di non informarli, di rassicurarli buttando la palla sempre più avanti, assicurando un pronto e deciso intervento sempre domani ... mai oggi. Le associazioni degli espropriandi, i comitati di cittadini, i partiti persuasi della pericolosità "estrema" del Ponte, debbono prepararsi - in Autunno - all'ennesima e definitiva accelerazione.
Non esiste vero Diritto, ne' democrazia "sociale" - cioè Repubblicana - laddove le regole generali, i codici, i testi unici, la giurisprudenza, i diritti acquisiti, le prassi di buona condotta delle amministrazioni, le norme tecniche, sono stravolte dalla decretazione d'urgenza, dalle vie traverse, dalle incursioni dei "Potenti" nei territori, con la "borsa aperta in mano", per acquistare un SI o un NI in cambio di atti dovuti, di opere essenziali, di strade, di fogne, di acqua nelle case !
Queste Destre, ormai e' chiaro, sono pericolose, sono eversive e hanno di mira il Sud. Il "Ponte" - la sua narrazione farlocca, la sua "politica" stracciona e piratesca - trascende di molto l'opera in se':
ci dice di un rapporto "Potere/Cittadini" malato, lontano dalla verità, dalla fiducia reciproca, dal dovere morale di "nonmenzogna" e "nonviolenza".
Come con il "Regionalismo differenziato" siamo spettatori obbligati di un Teatro dell' assurdo nel quale tutti i soggetti istituzionali recitano una parte, pretendono ruolo, attendono di capitalizzare una posizione.
Il "Pubblico", purtroppo, e' tutto "pagante", e' già in perdita e - come tutto il Sud - attende solo di capitolare definitivamente. Ci possiamo arrendere?