L'alleanza programmatica tedesca tra socialdemocratici, liberali e verdi, offre spunti di riflessione anche per l'Italia, per i nostri territori da amministrare con saggezza. Dopo la Merkel tre forze politiche si sono ritrovate in una 'alleanza di buon senso' che coglie le esigenze del momento: tutela dell'ambiente, implementazione dei diritti sociali, aggancio senza se e senza ma all'Europa e all'idea di una ‘economia sociale di mercato’ che sappia coniugare libertà e giustizia. In questo caso, quindi, diverse tradizioni politiche riformiste hanno arricchito - con questa nuova "posizione terza" di sintesi alta - la contrapposizione epocale Destra/Sinistra. Il Mondo Conservatore (i Democristiani tedeschi) faranno la loro parte all' Opposizione dimostrando moderazione e senso delle Istituzioni, mentre le forze estreme antisistema (le Destre eredi della fascinazione nazista, omofoba, nazionalista) sono sostanzialmente tenute fuori dall' arco costituzionale, e mai i popolari tedeschi potrebbero neanche solo pensare ad una alleanza con questi.
Ora, in Italia il problema - a Destra - è proprio questo: l'estremismo alligna anche tra i "sedicenti liberali". Il post berlusconismo (che sconta la presenza fantasmatica del leader impegnato in un infinito transito politico) non riesce davvero a farsi "cristiano democratico" ed invece di puntare al centro moderato si rende ostaggio della Destra sciovinista, insegue strumentalmente Salvini/Meloni nella costruzione di una coalizione "radicalista" che ha come obiettivo polemico: l'Europa, l'accoglienza, l'universalismo dei diritti umani, la laicità, i ruolo della Scienza, la tutela dell'ambiente, il Sistema Liberaldemocratico (numi tutelari di questo progetto sono, infatti, Putin, Orban, Trump, Bolsonaro). Questa posizione succube di ciò che resta di F.I. non arricchisce la contrapposizione Destra/Sinistra perché si consegna armi e bagagli ad una impostazione "estrema" che non potrà davvero mai proporsi come forza di governo credibile, turbando l'elettorato moderato che, così, si allontana progressivamente dalla base elettorale dei "Conservatori", ormai infarcita di No Vax, No Green Pass, e di nemici del pensiero scientifico e laico. E a ragione, guardando a questa parte dell'offerta politica italiana, si può ben parlare di "Rivoluzione Conservatrice", facendo un balzo indietro all'Europa degli anni 20 dello scorso secolo, nei quali l'irrazionalismo, il volontarismo, il radicalismo, il nazionalismo, il tradizionalismo, la retorica violenta e politicamente scorretta, aprirono le porte ai fascismi.
Per fortuna, occorre precisarlo, non tutto è perduto e forze davvero liberali, per ora minoritarie, continuano a persistere nell'ex Centrodestra: sono coloro che a tutte le latitudini resistono ai diktat leghisti e alle "nostalgie" della Meloni, sono coloro che - consci della grande tradizione europea del cattolicesimo liberale e democratico - non vogliono mettere a rischio la collocazione italiana nel contesto Comunitario e internazionale e che, giustamente, si oppongono all'entrata degli eredi della Lega Nord nel Partito Popolare Europeo. Queste sono le forze liberali cui l'eccezione in atto impone una scelta ormai non rinviabile, l'adesione ad un progetto ampio, largo, di coalizione, riformatore, democratico, popolare, che possa concorrere a destrutturare l'offerta politica estremista. Solo questa possibile Coalizione dei Responsabili - a partire dai Territori - potrà condurre progressivamente ad un ritorno alla Normalità, alla sconfitta delle Destre antisistema, ad un sano bipolarismo che contrapponga forze che condividono una base ideale comune, l'appartenenza condivisa ai principi dell'Europa libera e solidale, quella senza muri e senza filo spinato, per intenderci.
Fino ad allora (e a quel fine) i sinceri liberali - penso ad esempio alle forziste Carfagna e Gelmini - sono oggi chiamati al coraggio della difesa dei propri valori, a contrastare - insieme alle forze progressiste - la deriva "cattivista" del Polo ex moderato. Ciò può essere fatto in due modi simultanei: estendere anche nei Comuni l'esperienza positiva del Governo Draghi e espungendo dall'offerta amministrativa e politica gli "estremisti" cultori delle gesta del Capitano e gli "estremisti" del tardo berlusconismo "rampante", quegli pseudo imprenditori, ad esempio, che strizzano l'occhio all'evasione fiscale e che hanno imparato - soprattutto al Sud - a fare profitto negando i diritti contrattuali dei lavoratori e impedendo l'ingresso dei sindacati in azienda.