Domenica, 06 Ottobre 2024

                                                                                                                                                                             

 

                                                                                                                                                                                                          

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LAVORO E IMPRESA, OGGI

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Antonio è morto a Catania mentre riparava un ascensore, senza tutele; la divisa antinfortunistica se la doveva comprare lui (https://video.repubblica.it/edizione/palermo/morto-mentre-riparava-un-ascensore-i-genitori-la-divisa-antinfortunistica-doveva-comprarla-lui-basta-stragi-per-portare-il-pane-a-casa/467497/468452?ref=fbpr&fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTEAAR2yUmVC-oUzvTsDi0aeTXbKwFlNrmbGsGUUenOk-HFhSMFLbsrdwdkaTNc_aem_AfOBEHh82eK9_ww14ThpoB6-ylbq-ecwAfFgjjBLmsmUEu3tVsesegGxSDgOFpw9LRe8hui-rYg7j_n_Ar_cvk7E).

Non e' un'eccezione. Lavoro nero, grigio, lavoro insicuro, precario, sono tasselli di un mosaico complesso, sono legati. Piccole imprese, piccolissime, incapaci di affrontare gli obblighi della "sicurezza", sopravvivono lucrando sui diritti dei lavoratori: paghe sotto soglia di Contratto, finto part time, finti corsi e finte visite mediche per l'idoneita' alla mansione.

L'intermediazione senza regole, poi - la mera fornitura di manodopera - fa capolino negli appalti di servizi, nelle Grandi Opere, annullando il ruolo del "vero" datore di lavoro, nascondendolo al riparo di un contratto simulato, attraverso sigle e nomi su una divisa che rappresentano solo una scatola vuota, un sistema per non pagare contributi, per ridurre lo stipendio, per svilire la prestazione di lavoro, negando dignità e orgoglio all'operaio edile, al bracciante, al banconista, al metalmeccanico.

Per tutto questo si muore sul lavoro ... perché in realtà, troppe volte, non c'e' la proposta di un "buon lavoro" e non ci sono "veri imprenditori", manca l'orgoglio dell'intrapresa di qualità.

Non sono fatalità, non sono errori, non c'entra il destino:
c'entra la stanchezza dell'elemosinare il giusto;
c'entra la fatica della bugia, del fuori busta, del bonifico restituito;
c'entrano l'organizzazione che manca, i documenti svenduti e senza valore, la "sicurezza" trattata come un ostacolo da scansare;
c'entra l'incertezza del domani, il contratto da rinnovare, il buio della scadenza, dell'andato a male;
c'entrano le "assenze ingiustificate" in busta paga quando si lavora tutti i giorni, i festivi cancellati, gli straordinari invisibili, le tredicesime e le quattordicesime mai riconosciute.

Tutto questo accade, purtroppo, in Italia: sono le forme diffuse, le fattispecie pervasive che producono povertà, economia di sussistenza, assenza di consapevolezza, arbitrio, violenza, morte.

Il Primo Maggio si avvicina e ci apprestiamo a festeggiare un assente, a commemorare un vuoto: il Lavoro!

Quello sui cui "si fondava" la Repubblica, quello che attivava l'ascensore sociale, quello della dignità, della produttività, del progetto, del futuro.

Il Lavoro che e' la ricchezza dell'Impresa, della famiglia, della scuola, della Società.

Il suo fantoccio, la sagoma sostitutiva di questi tempi tristi e disarticolati, e' il "lavoro povero", una contraddizione in termini reale, concreta, feroce come un operaio schiacciato sotto un ascensore che va solo giù, sempre più a fondo.


 

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