Il giurista Paolo Maddalena è nuovamente balzato agli onori delle cronache quando il 16 gennaio scorso è stato proposto da 40 parlamentari, per la maggior parte fuoriusciti dal Movimento 5 Stelle, per l'elezione a Presidente della Repubblica Italiana, è risultato il più votato al I e al II scrutinio, prima di rifiutare l'opportunità di essere eletto.
Vale la pena ripercorrere brevemente la sua straordinaria carriera.
Maddalena è entrato nella Magistratura della Corte dei conti nel 1971. Dopo un lungo periodo trascorso presso la Procura Generale, nell'ultimo periodo, dal 1995, è stato Procuratore regionale del Lazio della magistratura contabile. Ha avuto modo di applicare le tesi da lui prospettate in sede scientifica sia collaborando allo svolgimento di numerose istruttorie, in particolare su temi ambientali, sia svolgendo incarichi di diversa natura. Tra l'altro ha fatto parte del gruppo Ecologia e Territorio istituito presso la Corte suprema di cassazione, ed è stato Capo di gabinetto del ministro della Pubblica istruzione Gerardo Bianco (1989-1991) e Capo ufficio legislativo presso il Ministero dell'ambiente.
Dopo una lunga carriera nella quale ha coniugato l'attività di studio e ricerca nei settori del diritto romano, diritto amministrativo e costituzionale e diritto ambientale con le funzioni di magistrato, culminate con la nomina alle funzioni di presidente di sezione della Corte dei conti, il 17 luglio 2002 è stato eletto alla Corte costituzionale nella quota riservata alla magistratura contabile. Ha assunto le sue funzioni dopo aver giurato il 30 luglio dello stesso anno.
Il 10 dicembre 2010 è stato nominato vicepresidente della Corte dal neoeletto presidente Ugo De Siervo, carica nella quale è stato riconfermato il 6 giugno 2011 dal neoeletto presidente Alfonso Quaranta. Tra il 30 aprile 2011 e il 6 giugno dello stesso anno ha svolto le funzioni di presidente della Corte. Il suo mandato alla Consulta è giunto a termine il 30 luglio 2011.
Il 1º aprile 2014 è stato nominato esperto a titolo gratuito dal Sindaco di Messina Renato Accorinti, per le politiche di giurisdizione costituzionale per i beni comuni.
E proprio sul tema dei beni comuni, Paolo Maddalena ha levato alta la sua voce con una forte e chiara dichiarazione (dalla portata direi rivoluzionaria) che riprendiamo dal giornale online Key4Biz diretto da Raffaele Barberio, in occasione dell’elezione di Sergio Mattarella lo scorso 29 gennaio.
“Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha giurato ieri in Parlamento sulla Costituzione della Repubblica italiana, in una atmosfera solenne e gioiosa nello stesso tempo, con un discorso ineccepibile per i temi trattati, spesso interrotto da fragorosi applausi, mentre suonavano le campane del torrino e sfrecciavano nel cielo le frecce tricolore.
Nonostante le bellissime e condivisibilissime parole espresse da Mattarella, il quale, tra l’altro, ha posto in evidenza la intollerabile pressione sull’azione politica italiana dei poteri economici sovranazionali, il concetto fondamentale che è rimasto inespresso e oscuro è che la causa prima delle morti bianche sul lavoro, della disoccupazione, specie quella giovanile e femminile, dell’avanzante miseria generale, del costante innalzamento del debito pubblico, e così via dicendo, è la politica delle privatizzazioni, delocalizzazioni e svendite, sostenute da Draghi il 2 giugno 1992 sul panfilo Britannia, e seguite da tutti i governi che si sono succeduti dal 1981 in poi, rafforzandosi poi in modo eclatante con l’attuale governo presieduto da Mario Draghi, il quale, avendo chiesto tra l’altro al Parlamento l’approvazione dell’articolo 6 del Ddl Concorrenza, rischia di spogliare il Popolo di tutti i beni che a lui appartengono a titolo di proprietà collettiva demaniale per farli passare, indebitamente, nelle mani degli speculatori e della finanza.
A mio avviso deve essere ribadito con forza che, soprattutto in questo periodo storico, deve essere tenuta in seria considerazione la distinzione fra beni in commercio e beni fuori commercio, costituenti il demanio costituzionale, evitando che i beni di prima necessità come l’acqua, le fonti di energia, i servizi pubblici essenziali, nonché il paesaggio e i beni artistici e storici, siano posti sul mercato e acquistati a prezzi stracciati anche da stranieri.
Impressiona il fatto che Christine Lagarde, essendo convinta assertrice che tutto deve essere posto sul mercato, si appresta a smettere l’acquisto di titoli pubblici da parte della BCE e sia pronta ad aumentare i tassi d’interesse e, in pratica, il costo del denaro, spingendoci di nuovo verso gli sperimentati danni che ineluttabilmente produce l’austerità, prima nemica dello sviluppo economico.
Ciò dimostra quanto importante sia tenere fuori dalla rincorsa mercantile al profitto i beni come quelli poco sopra accennati, per i quali deve essere escluso il fine del profitto e deve essere considerato preminente il fine di tutelare la vita dell’uomo e della natura, ponendo al primo posto la tutela della persona umana e del Popolo nel suo complesso.
Se il governo tenesse presente questo dato, abilmente nascosto dai politici e dai media che sono nelle mani di potentati economici, allora si aprirebbe la strada alla reale attuazione della Costituzione e si passerebbe dalle solenni proclamazioni del Presidente della Repubblica alla concreta costituzione di uno scudo contro la perdurante e totalizzante invasione dei mercati speculativi.
È per questo che come sempre invito tutti a dare attuazione agli articoli 1, 2 ,3 ,4, 9, 11, 41, 42, 43 e 118 della nostra Costituzione repubblicana e democratica.”