Mercoledì, 05 Febbraio 2025

                                                                                                                                                                             

 

                                                                                                                                                                                                          

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L’ATOMICA A SAMO

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Scorrendo le pagine del volume «Ettore Majorana. Il clochard asceta in Aspromonte» scritto da Aurelio Pelle e recentemente edito, si evince che il famoso scienziato Ettore Majorana, dopo la sua misteriosa «scomparsa» (secondo il titolo dato da Leonardo Sciascia nel 1975 all’evento), avvenuta nel 1938, sarebbe stato nel borgo calabrese di San Luca. In questo paese aspromontano, il «ragazzo di via Panisperna», si sarebbe fatto chiamare Don Carlino ed avrebbe esercitato, sia pure non professionalmente, l’attività di orologiaio. Don Carlino, sempre stando al racconto di Pelle, sotto costante sorveglianza dei servizi segreti italiani, avrebbe quindi condotto vita nomade e derelitta, vivendo come un barbone. Fra tutti gli spostamenti nei quali Don carlino si sarebbe prodotto fino alla data ufficiale della sua morte (il 1962) vi sarebbe stato, a giudizio di Domenico Cordì che l’avrebbe conosciuto, anche quello nel vicino paese di Samo. Cordì è un testimone diretto della presenza, infatti, di uno strano orologiaio che negli anni Cinquanta viveva come un clochard e che non apparteneva al contesto della comunità samese. Su quali prove si basa, dunque, il racconto di Pelle? Se è vero che Domenico Cordì attesta la presenza di Majorana a samo sulla base della propria memoria e del racconto di altri concittadini che avrebbero conosciuto l’orologiaio, per Pelle il discorso è diverso. Quest’ultimo, infatti, individua nella figura di Don Carlino quella del giovane allievo di Enrico Fermi a causa di alcune coincidenze spazio-temporali e di alcune evidenze documentarie delle quali egli è venuto in possesso quando, negli anni Ottanta,è stato sindaco per un certo periodo del comune di San Luca. Lo scienziato catanese, al momento della sua «scomparsa», si stava occupando del nucleo atomico e del suo bombardamento (mediante neutroni).Enrico Fermi, sulla base di queste ricerche, a Boston realizzo, quindi, il primo reattore nucleare. Si poteva quindi produrre energia attraverso la fissione nucleare e quindi dare l’avvio al «Progetto Manhattan» che avrebbe portato Robert Opphenaimer e i suoi a realizzare il primo ordigno nucleare: la Bomba Atomica. Un pezzo della storia dell’atomica dunque passa anche per Samo. Se è vero che la Bomba ha avuto un uso politico preciso, quello di far finire la seconda guerra mondiale con la rese dei giapponesi, allora s può dire che il destino di Ettore Majorana, sia pure bilanciato da problematiche personali e vicissitudini di carriera, è strettamente legato, comunque, tutta questa serie di eventi. Cosa passò per la testa dello scienziato quando decide di «sparire» - la versione ufficiale parla di «suicidio per annegamento» - non lo può sapere davvero nessuno. Quelli che si hanno in mano sono soltanto i fatti. Diverse sono state le ipotesi che si sono avvicendate nel corso degli anni: eremita nella Certosa di Serra San bruno, esule in Argentina sotto il nome del «Signor Bini» (si è occupata di questa ipotesi anche la trasmissione di Rai3 «Chi l’ha visto?»), gravemente ammalato in un sanatorio, eccetera. Aurelio Pelle, invece, fa propria un’altra strada interpretativa. Una strada che vorrebbe il fisico siciliano cittadino di San Luca. Nel paese di Corrado Alvaro, Majorana avrebbe vissuto grazie all’aiuto delle persone. E  avrebbe riparato orologi. Domenico Cordì, che ha seguito tutta la vicenda sulla base dei testi disponibili sull’argomento, aggiunge adesso un piccolo tassello: Don Carlino sarebbe stato pure a Samo. L’Atomica, dunque, che in fin dei conti è l’«ordigno fine di mondo» (come diceva il Dottor Stranamore nel film omonimo si Stanley Kubrick), ha investito, nella sua duplice veste di portatrice di distruzione e nello stesso tempo anche di pace, questo piccolo comune della locride. Sono tutte ipotesi, si sa. Ma come diceva il filosofo Senofane di Colofone: in fin dei conti «Ogni cosa è congettura».         


 

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