Whispers from the Blue è la raccolta di poesie, prose poetiche e riflessioni di Chiara Gligora, giovane autrice reggina che si è affacciata sulla scena editoriale quasi per caso, trovando nella Rete un canale che le ha permesso di trasferire dal cassetto alla carta stampata circa due anni di scrittura.
Effettivamente, Chiara Gligora ha trasposto, in un volume che ha anche arricchito di evocative illustrazioni, in maniera autentica, quasi senza veli, un vissuto interiore che risuona, anche a una prima lettura, con il sentimento collettivo di un’intera generazione.
«E ci sentiamo pesanti, più per il vuoto / che ci portiamo in giro». Il tema del vuoto, del vano tentativo di riempirlo («[…] Quelle poche volte che capita / poi, semplicemente, si svuotano del / tutto […]»), rimanda alle nuove melanconie, alle angosce e alle mancanze della condizione contemporanea, particolarmente critica per chi si trova in una fase esistenziale di passaggio, ma, alla fine dei conti, per ciascuno e ciascuna di noi. La diffusione attraverso i social media di modelli di perfezione illusori e irraggiungibili ha spalancato un senso di inadeguatezza foriero di una fragilità sociale e relazionale che ci porta sovente, come ben intravisto dall’autrice, a erigere muri. È la tentazione dell’isolamento, la chiusura ermetica che ci allontana dall’Altro e ci preclude la meraviglia della vita. «Il rischio di una cicatrice è il / prezzo da pagare per l’ebbrezza di un / pentimento». Si tratta dunque di avere coraggio, pur senza rinnegare la paura, anzi, abbracciandola per scioglierla. Il vero coraggio consiste nell’ammissione della propria fragilità, nell’accettazione della nostra natura inevitabilmente mancante, incompleta, frammentaria, caratterizzata da luce e ombra, oscurità e colore. Perché «[…] ogni cosa buona / brucia meglio nell’oscurità». Il buio fa spazio alla luce, il silenzio alla parola, ma sono, dunque, contraddizioni ineliminabili e che non è saggio cercare, vanamente, di sopprimere.
A proposito di luce, Gligora riconosce “sinestesicamente” il legame immediato col colore, restituendoci uno spettro cromatico ed emotivo che trova la sua tonalità più marcata nelle sfumature del blu. Il blu del feeling blue, della melancolia senza una ragione definita, che è la fonte della poesia più delicatamente triste. La tristezza che nasce dalla consapevolezza che l’Altro, in qualche modo, ci sfuggirà sempre, ma che non potremo mai sottrarci alla sua ricerca, al tentativo di colmare la distanza con uno sguardo, una carezza, un abbraccio: «Continuerò a cadere negli occhi / che non ho mai imparato a non / amare, ad aggrapparmi alle braccia / che non mi hanno mai sorretto».
La voce della poesia di Chiara Gligora merita ascolto e attenzione, come ogni volta che ci si imbatte in qualcosa di autentico.
Fabio Domenico Palumbo